Accumoli, Amatrice

Lo slancio di un cuore giovane per leggere la ricostruzione nella risurrezione

Amatrice è stato il borgo che ha fatto contare il maggior numero di morti a causa del sisma che l’ha squassato il 24 agosto del 2016. Il violento movimento della terra non ha risparmiato non ha risparmiato nulla, facendo crollare con gli edifici anche i rapporti, le abitudini, l’economia.

Con queste premesse è stato semplicemente bello vedere le strade ripopolarsi nei giorni di Pasqua e pasquetta. Tanti i turisti che sono saliti fino al paese, complice la riapertura di Corso Umberto I.

A diciannove mesi dal terremoto, alte paratie in legno nascondono alla vista la tabula rasa delle demolizioni. Un panorama triste per chi ama ricordare Amatrice com’era, ma anche un segno felice per chi si apre alla speranza e preferisce ragionare su cosa sarà.
Comunque vada, i due consolidati filoni del turismo e della produzione alimentare di qualità avranno di sicuro il loro spazio. La voglia di fare dimostrata dai ristoratori ai fornelli lo ha confermato e ha dato a tutti il benvenuto.

Ma un altro pilastro di questo sforzo per la ricostruzione, ovviamente, lo si trova nella Chiesa. Da quando la terra ha tremato non è mai mancata la voce dei sacerdoti, dei frati e del vescovo tra i Monti della Laga, né la diocesi è stata avara nell’offerta di strutture sociali. E proprio nel primo centro di comunità, creato subito dopo il disastro, tanti turisti e residenti hanno partecipato alla messa nel giorno di Pasqua, presieduta dal vescovo Domenico.
Senza fede, forse, è difficile riempire i vuoti impressionati lasciati dalle ruspe che hanno portato via le macerie. Le immagini dall’alto del paese non lasciano scampo, riaprono una ferita. A contrastare lo scoramento non può che essere l’annuncio della Pasqua, che parla della vita che vuole prepotentemente riaffiorare, a ogni costo, e presto.

Non a caso don Domenico nell’omelia si è soffermato sui piedi svelti di Giovanni, «che hanno la freschezza e l’energia del giovane che sa spingersi oltre le distanze e colmarle con il proprio impeto». Un invito a non perdere la vitalità che riguarda l’intera Europa, ma che ad Amatrice assumo un sapore speciale. «È urgente essere rapidi» ha spiegato mons Pompili, perché «l’appuntamento con la vita esige prontezza per fare piazza pulita di tante indecisioni che non tardano a trasformarsi in stagnazione. La stessa ripresa economica e sociale a pensarci esige una rapidità diversa da quella che ad oggi è dato di constatare. Si richiedono persone rapide: capaci di assumersi responsabilità, idonee a gestire la complessità, pronte ad essere audaci, senza mai essere spregiudicate».

Ci vuole, insomma, «un cuore giovane», uno slancio che si può trovare nel sorriso riconquistato con determinazione da tutti quelli che si stanno rimettendo in gioco e vogliono ricominciare e fanno sentire che tra i Monti della Laga la Pasqua è di Resurrezione più che mai.

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