Poggio Castellano è una delle frazioni di Amatrice più popolate. Dopo il sisma del 2016 ospita la maggior parte delle famiglie che ora vivono nelle Sae raggruppate in tre villaggi.
In una della casette arancioni vive la signora Elvira Norcini che si lascia andare al racconto della sua vita dopo il terremoto.
«Abitavo in uno dei tanti vicoli del paese, dopo la forte scossa della notte del 24 agosto sono uscita subito da casa insieme a mio marito e mio figlio: la porta non si apriva, per fortuna avevamo una piccola finestrella a pianterreno che ci ha permesso di passare. Poi sono corsa da mia figlia e dai miei due nipoti, che abitavano a poichi passi da me. Per fortuna la casa era in piedi, sono usciti tutti e tre illesi in mezzo al viale ricoperto da polvere, tra buio, paura e puzza di gas».
La sera stessa viene allestita la tendopoli nell’area vecchio campo sportivo, così Elvira e la sua famiglia si trasferiscono in tenda, dove rimarranno per un mese e mezzo.
«Siamo stati 45 giorni in tenda con la mia famiglia e quella di mia figlia, abbiamo lasciato la tenda il 10 ottobre per trasferisrci in una casa messa a disposizione da un’amica di famiglia a Poggio Castellano. Ma la notte non riuscivamo a stare in casa, dormivamo in roulotte per paura che il terremoto tornasse».
Una vita che prosegue lentamente per 15 mesi, con un ricordo tragico alle spalle ed un futuro nebuloso ed incerto, e con scosse continue che riportano alla paura: «abbiamo accusato quella del 30 ottobre, ma soprattutto quelle del 18 Gennaio, eravamo costretti nella roulotte con due metri di neve all esterno, tra enormi difficoltà incontrate soprattutto nel trasportare mio marito al Pass medico, colpito da attacco cardiaco».
Dopo un quasi un anno l’assegnazione della Sae da 40 mq nella seconda area di Poggio Castellano.
«Siamo entrati a vivere nella nostra casetta 20 Marzo 2018, siamo in tre, io mio marito e mio figlio che lavora nelle Marche. Non essendo residente dormiva sul divano letto».
Durante il giorno la signora passa il tempo a cucire e a fare la casalinga: «purtroppo ho il rimpianto di non aver recuperato la mia macchina da cucire nelle poche volte che sono entrata a casa nella zona rossa con i vigili del fuoco».
Elvira non vede futuro per lei, ma il suo messaggio di speranza è per le nuove generazioni: «siamo catapultati in una realtà che non è la nostra e siamo in casette dove non prende il telefono, con mio marito cardiopatico abbiamo viviamo nella paura di non poter telefonare in caso di un suo malore, spero in un futuro migliore per i giovani e per i miei due nipoti».