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Lo straordinario Rigoletto del Teatro dell’Opera di Roma arriva gratuitamente nelle zone del sisma

Dopo le rappresentazioni al Teatro Nazionale, tornano a risuonare nelle vie di Roma e del Lazio le note della lirica itinerante dell’iniziativa OperaCamion, giunta alla sua 3° edizione e che sarà eseguito gratuitamente nelle periferie di Roma e in alcuni dei comuni del Lazio colpiti dal terremoto.

Il magico tir del Teatro dell’Opera di Roma riprende il suo tour il 18 giugno 2018 con il Rigoletto di Giuseppe Verdi: un debutto per la compagnia per la
regia di Fabio Cherstich, costumi e scene di Gianluigi Toccafondo, cantanti della compagnia Fabbrica, orchestra Youth Orchestra del Teatro dell’Opera di Roma.
Dopo Roma, l’Opera Camion si sposterà ad Accumuli, nella zona SAE (Soluzioni Abitative d’Emergenza) dove si esibirà il 20 giugno; continuerà nelle aree terremotate di Amatrice il giorno 22 e a Cittareale per il giorno 24 giugno, sempre alle ore 21.

Tornerà quindi nella Capitale al Centro Elsa Morante (zona Laurentina) il 26 giugno; nuovamente nel reatino, a Borbona, giorno 28 e Poggio Bustone, 30 giugno; e ancora a Roma, alla Biblioteca Renato Nicolini (zona Corviale), il 2 luglio e a Largo Nimis (zona Labaro) il 9 luglio. Ovunque gli spettacoli saranno ad ingresso è gratuito.

Uno spettacolo da non perdere, cantanti e orchestra di grande livello, un’inventiva registica e scenografica trascinanti ma rigorosi, senza nessuna concessione a pseudo avanguardismi narcisistici di registi alla moda.

OperaCamion è proprio un camion, anzi un gigantesco Tir, che aperto e squadernato diventa palco, orchestra, effetti speciali, e insomma una vera e propria Opera da eseguire all’aperto. Tutto dal vivo, con cantanti sempre notevoli, ma anche con immagini e brevi animazioni di accompagnamento, e maschere, e pupazzi.

Malgrado la povertà dei mezzi lo spettacolo è sontuoso, carico di una sensualità ininterrotta, coinvolgente. Carlo Fuortes e Alessio Vlad, Sovrintendente e Direttore artistico dell’Opera di Roma, hanno avuto la grande intelligenza manageriale e sensibilità artistica per scommettere su una programmazione innovativa capace di portare al pubblico delle periferie l’opera lirica in tutta la sua ricchezza.

Fabio Cherstich racconta così questa avventura fin qui unica: «Il progetto OperaCamion è nato tre anni fa da una mia intuizione che è stata subito colta da Oscar Pizzo, direttore artistico del Teatro Massimo di Palermo e da Carlo Fuortes, sovrintendente del Teatro dell’Opera di Roma. I due teatri hanno prodotto la prima OperaCamion, Figaro, un adattamento del Barbiere di Siviglia. Già nel titolo, cambiato rispetto a quello originale, c’è il desiderio di remixare l’idea convenzionale di teatro dell’Opera. Figaro è un personaggio superstar, quando uno dice Figaro tutti pensano al barbiere e alla cavatina famosissima che chiunque ha cantato o ascoltato in una pubblicità. La scelta del titolo voleva essere un nome di richiamo – così come lo sono “Don Giovanni” e “Rigoletto” – per incuriosire le persone alle quali lo spettacolo si rivolge, che non vanno a teatro e soprattutto non vanno al teatro dell’Opera.

L’idea del camion è l’idea che l’opera può vivere benissimo anche al di fuori dell’architettura del teatro. È importante continuare a fare l’opera in teatro, ma è molto bello pensare che si possa farla anche al di fuori, caricando un allestimento su un camion che può girare per le strade, arrivare in una piazza ed essere pronto in sei ore per offrire lo spettacolo dell’opera a un pubblico che non sarebbe mai andato a teatro.

Il Teatro Massimo di Palermo all’inizio, e adesso il Teatro dell’Opera di Roma hanno deciso di investire in questo progetto gratuito, fatto per il pubblico delle periferie, per le persone che, anche banalmente per un fatto di spostamenti e di budget, non vanno al teatro dell’Opera. Anche per il timore verso ciò che il teatro dell’opera significa, il vestito, ecc., che questo progetto elimina in partenza, perché non c’è un biglietto. È il teatro che arriva alle persone. E non viceversa.

La cosa importante è che il pubblico assiste a una vera opera con l’orchestra e i cantanti dal vivo, in una forma ridotta. Che è necessaria per la tenuta della concentrazione del pubblico in piazza, dove c’è inquinamento acustico, diversamente dal teatro che ha un’architettura pensata per concentrarsi. L’opera condensata fa sì che il pubblico regga per un’ora e mezza, un’ora e tre quarti. Lo abbiamo verificato. La grande scommessa della prima opera camion era: al pubblico delle piazze interesserà? Rimarranno colpiti? Capiranno? Assolutamente sì. Ed è la dimostrazione che bisogna avere fiducia nel pubblico. Perché il lavoro viene fatto per il pubblico, non per noi. Sarebbe assolutamente sbagliato pensare che questo progetto abbia come obiettivo quello di creare un nuovo pubblico per il teatro d’Opera. No, il nostro obiettivo è che persone che altrimenti non avrebbero mai pensato di assistere a uno spettacolo possano dire: sì, ho visto uno spettacolo d’opera. C’è un signore che ha detto una frase molto bella quando eravamo a San Basilio con Don Giovanni: Erano anni che volevo andare a Caracalla, finalmente Caracalla è venuta da me. Una frase che mi ha fatto molto piacere perché vuol dire che da qualche parte abbiamo toccato qualcosa di importante».

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