Giusi è l’educatrice che segue Mirko, uno dei tanti bambini che frequentano il Centro Estivo di Amatrice. Mirko ha undici anni ed è un bambino autistico. Giusi l’ha conosciuto nel settembre del 2016, subito dopo il terremoto.
Grazie all’associazione Amatrice L’Alba dei Piccoli Passi la famiglia di Mirko ha avuto il sostegno economico per finanziare l’assistenza individuale e quindi garantire la partecipazione a tutte le attività programmate.
Mirko viveva in casa della nonna e non parlava con nessuno, era isolato. Nell’anno del 2010 ha iniziato con la terapia ABA. L’ABA è una terapia cognitiva applicata all’autismo.
Giusi ha già una Laurea e sta per prenderne un’altra in Scienze della Formazione Primaria e traspare un grandissimo entusiasmo dai suoi occhi. I due hanno stabilito nel tempo un bellissimo legame. Certo è vero che le difficoltà sono tante, soprattutto l’inizio di questo percorso è stato complicato ma con la pazienza e la passione si va avanti: per Giusi non sembra essere un problema, e si vede.
I bambini autistici hanno problemi a comunicare con l’altro, si isolano, hanno difficoltà motorie, particolari abitudini alimentari e necessitano di essere stimolati in continuazione, perché tendono sempre a chiudersi in se stessi se anche soltanto s’interrompe la terapia per un paio di giorni. Ma in tutto questo tempo, Mirko è migliorato moltissimo; ha imparato a fare i calcoli, a scrivere, mandare messaggi dal cellulare e a mangiare gli spaghetti all’amatriciana, che a lui piacciono molto. Preferisce la compagnia delle persone più grandi.
Per Giusi, che ha lavorato anche in altri ambiti con i bambini, questa è una stupenda esperienza, perché come dice lei l’ha arricchita tanto e ogni volta impara sempre qualcosa di nuovo.
È difficile adattarsi a certe situazioni e alla perdita dei punti di riferimento per gli adulti, lo è ancora di più per i bambini, che in questi gravi avvenimenti si sono ritrovati smarriti, le loro abitudini sono state bruscamente interrotte: hanno avvertito le difficoltà scolastiche soprattutto, l’abitare nelle casette e condividere spazi diversi dalla loro casa e vedere le difficoltà del loro genitori. Perciò, prima di tutto sono loro, i più piccoli che hanno bisogno di aiuto, afferma l’operatrice.
Mirko arriva con la sua mamma mentre stiamo parlando. È un bambino come tutti gli altri all’apparenza: sorride, gioca ma ancora il percorso è lungo, vi sono ancora molte cose da imparare. I miglioramenti sono visibili ma la terapia non va mai interrotta. In futuro potrebbe avere una vita quasi normale, con l’appoggio dei tutori e prima di tutto con la vicinanza della sua famiglia.