Accumoli

Il vescovo alla comunità di Accumoli: «superare le difficoltà restando insieme»

Nel pomeriggio di mercoledì 4 luglio, al Centro SS. Pietro e Lorenzo di Accumoli, alla presenza del vescovo Domenico, si è svolto l’ultimo appuntamento del ciclo di Incontri di Comunità volti a riscoprire insieme tradizioni, emozioni e ricordi.

Il pomeriggio si è aperto con la proiezione di filmati e divertenti foto riguardanti gli appuntamenti precedenti. A seguire, il vescovo ha voluto conoscere dalla viva voce delle persone presenti impressioni, emozioni e sensazioni scaturite da questa iniziativa.

La buona riuscita del progetto è stata testimoniata direttamente dai presenti. E se qualcuno ha apprezzato «quasi tutto», qualcun altro ha voluto porre l’accento sullo «stare in compagnia», riferendosi alla difficile condizione materiale ed emotiva del momento, può far sopraggiungere isolamento e solitudine.

Come auspicio per il futuro, la volontà di proseguire insieme: «Dovrebbe esserci buona volontà da parte di tutti, occorre incontrarsi tutti i giorni e colloquiare, per far sì che non prevalga la distanza tra le persone».

Inevitabilmente, nei territori colpiti dal terremoto si fanno sentire le insoddisfazioni e le paure. «Molte persone hanno espresso una nostalgia – ha detto dice il vescovo – e questa prima di tutto a causa della perdita dell’armonia con il loro prossimo».

«Pochi sono stati onesti», si lamenta qualcuno durante la conversazione. «Ma – ha risposto monsignor Pompili – l’onestà non è venuta a mancare a causa del terremoto, c’era già da prima. Le disuguaglianze sono condizioni permanenti, con cui tutti dobbiamo fare i conti. Ma esiste un’alternativa: la resilienza, ovvero la capacità di trovare le forze dentro se stessi per superare i traumi».

Proseguendo il suo discorso, don Domenico ha sintetizzato un passo del vangelo: «vediamo nell’altro ciò che ci appartiene, le cose brutte, ma anche la bellezza. Anche se non è facile, non dobbiamo abbandonarci semplicemente alla rabbia, ma provare a canalizzarla in qualcosa di positivo».

«L’essere una comunità significa aiutarsi, ma c’è tanta indifferenza, tanta rabbia», dice una signora. Qualcun’altro ribadisce che sarebbe bello se ci fosse un punto d’incontro aperto ogni giorno. E il vescovo, sempre presente ed attento alle esigenze del territorio, si è impegnato a trovare una soluzione.

C’è poi il problema del lavoro: i toni si fanno concitati. Fare la scelta di tornare a vivere qui è un atto di coraggio, afferma una signora. «Sono tutte osservazioni pertinenti . Ha commentato il vescovo – ma bisogna prima di tutto mantenere la calma e collaborare insieme per aiutarsi. La divisione non ci porta a nulla di concreto, mentre il vero patrimonio che ci rimane sono le persone e bisogna impegnarsi a fare qualcosa; seppure poco è sempre un passo avanti».

Infine arriva l’ora dei saluti e la riunione si conclude con una bella foto di gruppo. Qualcuno si attarda a chiacchierare fuori dalla chiesa. Le difficoltà continueranno a esistere. Chi è rimasto in questi paesi martoriati, da poco si sta riabituando alla normalità. Per tutti è difficile, ma si può vedere anche tanta positività e buona volontà.

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