«Magia», «pura bellezza», «una emozione intensa». I giovani dell’associazione «Acclamatores di San Sisto» di Alatri stentano a trovare le parole per descrivere l’esperienza vissuta ad Amatrice, ma i loro occhi parlano: animare la Messa domenicale, mangiare una amatriciana,ballare e cantare con i dolori vivi dei terremotati ha reso una domenica qualunque di luglio una giornata indimenticabile.
Gli “Acclamatores” ogni anno organizzano almeno uno o due viaggi di una giornata per rinsaldare l’amicizia con i cittadini di Amatrice e stare bene insieme. Quest’anno però sembrava poco appagante limitarsi ad un viaggio di piacere. Così, hanno deciso di trasformarlo in una esperienza che fosse bella per loro e per le persone a cui intendevano offrirla.
Prima di tutto hanno chiesto al gruppo di musica popolare “I Trillanti” di unirsi a loro e questi, nonostante sapessero bene che avrebbero fatto molto tardi la sera prima per uno spettacolo in Campania, non hanno esitato a mettersi a disposizione.
Poi hanno contattato le autorità locali e don Domenico Pompili: nessuno degli “Acclamatores” ha mai lontanamente pensato di chiamarlo vescovo o “eccellenza”, mentre descrivevano l’evento. D’altra parte è stato il loro parroco, ad Alatri, e sarebbe innaturale. Lo hanno fatto solo quando hanno descritto le reazioni di commozione degli abitanti di Amatrice di fronte al loro vescovo. In questo caso il ruolo cambiava.
Ma monsignor Domenico Pompili non sarebbe riuscito ad essere presente per i suoi numerosi impegnie dal comune tardavano ad arrivare risposte.
Il gruppo, costituito da più di cinquanta persone, non si è lasciato scoraggiare. Il giorno stabilito, gli “Acclamatores” alatresi sono arrivati ad Amatrice alle 11 in punto, giusto in tempo per animare la Messa nella chiesa di Sant’Agostino, o meglio nel container che ospitava la comunità di quella bella chiesa del 1400 crollata nel 2016 per il terremoto.
Poi hanno mangiato un piatto di pasta all’amatriciana in un ristorante locale (per dare il loro piccolo ma importante contributo alla rinascita economica del paese) e non si sono recati nella piazzaartificiale dove ha ripreso la vita commerciale, ma proprio nel borghetto dove vivono più di 2500 persone nei container di legno. Insomma, sono andati a casa loro.
Hanno posto in bella vista i dolci che ciascuno aveva preparato a casa ad Alatri e sono iniziate le danze. Gli amatriciani all’inizio erano restii ad uscire in strada.
Qualcuno diceva che da quando era morto il figlio non cantava più. Qualcun altro raccontava del dolore che ancora lo bloccava per la morte del nipote o del fratello o del padre.
Ma piano piano si sono aperti e, stregati dall’affabilità degli alatresi, si sono lasciati coinvolgere, e si sono rilassati esibendo anche bei sorrisi. Nel momento clou è arrivato don Domenico Pompili, ora vescovo di Rieti (il giovane presule è originario di Acuto, in diocesi di Anagni–Alatri, e ha prestato servizio pastoriale ad Alatri e a Vallepietra, oltre ad occuparsi delle comunicazioni sociali, anche in qualità di primo direttore del mensile diocesano “Anagni–Alatri Uno”) che ha colto tutti piacevolmente di sorpresa. Tra le lacrime di piacere, don Domenico ha salutato e abbracciato tutti ed è ripartito per assolvere ai suoi altri impegni.
Al termine della giornata molte persone del luogo hanno accompagnato il gruppo proveniente dalla Ciociaria all’autobus, non prima di strappare la promessa che ritorneranno e si sono messi a disposizione per pubblicizzare il prossimo incontro.
Il gruppo degli «Acclamatores» di Alatri è tornato nel paese devastato dal terremoto di due anni fa
Tra i momenti forti della giornata, l’incontro con Pompili, vescovo di Rieti e già parroco in Ciociaria, la condivisione gioiosa con gli abitanti ancora sconvolti dalla calamità.
Claudia Fantini per Avvenire