Amatrice

“Nel paese che non c’è più”: incontro tra Ritmo ed Alfasud ad Amatrice

Unione, determinazione, condivisione. Potrebbero essere queste le parole che meglio esprimono quanto è accaduto sabato 22 e domenica 23 settembre nelle aree colpite dal sisma.

Unione, determinazione, condivisione. Potrebbero essere queste le parole che meglio esprimono quanto è accaduto sabato 22 e domenica 23 settembre nelle aree colpite dal sisma.
Due Club, due modelli in concorrenza, quando Alfa e Fiat erano due aziende distinte nel mercato italiano ed internazionale.
Il percorso parallelo commerciale di Alfasud e Ritmo si è incontrato nel panorama del Monte Terminillo, nella storia della città di Rieti, e nell’amarezza di Amatrice a distanza di due anni dal sisma del 24 Agosto 2016.
Così i due club hanno deciso di imporre un simbolo: quello dell’unione che fa la forza.
25 auto tra Alfasud e Ritmo. Oltre 50 persone. Un mare di doni da parte dei partecipanti al raduno che sono stati consegnati a mano all’associazione di volontariato che opera tra Amatrice e Rieti, capeggiata da Angelo e Milena. Proprio questo è stato il nerbo dell’incontro iniziato nel pomeriggio del sabato all’abbazia di Farfa e proseguito a Rieti con una visita a “Rieti sotterranea” e un giro per la cittadina. Le auto in sosta schierate nella piazza centrale della città hanno fatto da cornice all’incontro dei partecipanti, molti dei quali provenienti dall’estremo nord del paese. La voglia di vivere un’esperienza unica ha alleggerito lo sforzo di percorrere moltissimi chilometri nell’arco di un giorno e mezzo.
L’avvio dei motori nella domenica mattina ha innescato lo spirito di scoperta della vetta del Monte Terminillo, vetta dell’Appennino centrale che con i suoi 2200 metri di altezza domina la vallata che lo separa dal colle dove sorge Amatrice. Dove sorgeva Amatrice.
Ippolito, ristoratore sul Terminillo, ci ha spiegato come sia importante incentivare di nuovo il turismo nella zona, sia estivo che invernale. Andrebbe così a risollevarsi l’industria che teneva su Amatrice e i borghi circostanti: quella dell’allevamento e della produzione di latticini.
Il viaggio dal Monte Terminillo ad Amatrice ha segnato la tappa conclusiva del tour. Sicuramente quella più importante.
Amatrice: attraversata percorrendo Corso Umberto I tra due lunghe pareti di oscuranti che impediscono la terribile visione della distruzione del paese che non c’è più e gli enormi cumuli di macerie.
Poco più avanti un piazzale con intorno niente o quasi. Qui 25 auto storiche disposte in due doppie file, al centro delle quali il furgone del gruppo dei volontari.
Dai bauli aperti sono usciti chili e chili di generi alimentari a lunga conservazione tanto che le auto si son sollevate o forse risollevate. Noi con loro. Il significato del raduno si stava concretizzando: le nostre braccia cariche di pacchi e di buste, le foto del ricordo, le strette di mano tra i due club, tutti insieme per un fine: quello della solidarietà.
Ed alla fine assaggiare l’amatriciana, il piatto che ha reso famosa Amatrice, ha fissato nelle nostre menti il gusto di fare volontariato.
Perché chi possiede un’auto storica popolare, alla fine, è sempre una persona un po’ speciale…

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