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La nuova vita del B&B di Illica: «Arrivano a portarci forza, se ne vanno fortificati»

I racconti di coraggio, la forza di volontà e la speranza verso il futuro sono elementi che il tragico evento del sisma non è riuscito a distruggere: per questo è importante metterli in risalto e raccontarli per comprendere come siano le persone, a fare realmente la differenza

I racconti di coraggio, la forza di volontà e la speranza verso il futuro sono elementi che il tragico evento del sisma non è riuscito a distruggere: per questo è importante metterli in risalto e raccontarli per comprendere come siano le persone, a fare realmente la differenza.

Riapre tra le difficoltà ma con una grande tenacia il Bed and Breakfast “Lago Secco” di Illica, gestito dai fratelli Davide e Clementina Carosi.

«Il B&B nasce nel 2001 – racconta Clementina – ed è stato il primo della provincia di Rieti nel territorio dei monti della Laga. L’idea parte dal fatto che, soprattutto d’estate, arrivava sempre qualcuno che chiedeva una stanza quindi, avendo una casa grande, abbiamo deciso di avviare l’attività».

Da allora i proprietari hanno portato avanti il loro progetto, apportando una serie di migliorie volte ad una maggiore fruibilità della struttura. «Nel 2016 avevamo praticamente finito, gli ultimi lavori erano stati fatti il 12 agosto, mancava solo la parte esterna…invece solo pochi giorni dopo, con il terremoto sono finiti i sogni».

«Non ci siamo mai arresi», afferma lapidaria Clementina, descrivendo come, fin da subito, insieme a Davide si siano attivati per capire come riaprire.

«Ci abbiamo messo quasi due anni ma ad aprile 2019, tra moltissime difficoltà, ci siamo riusciti». Ora la struttura sorge su cinque casette localizzate su quello che era il giardino della casa e ognuna di esse corrisponde ad una stanza del precedente B&B.

«Dal momento che la casetta per l’accoglienza risultava essere troppo piccola, con qualche sacrificio ci siamo inoltre attrezzati per acquistare una tensostruttura. Ma ora bisogna trovare una nuova soluzione per l’inverno perché la plastica non regge neve e freddo».

Nonostante gli ostacoli, Davide e Clementina sono ottimisti rispetto al futuro: «Speriamo si possa andare avanti senza troppi intoppi cercando di mantenere quello che abbiamo, e migliorandolo. Da quando abbiamo riaperto è andata discretamente bene, il “Cammino delle Terre Mutate” ha portato tanta gente, abbiamo avuto più di cento presenze dall’apertura, con due picchi di sessanta persone».

Proprio in merito all’esperienza del “Cammino delle Terre Mutate” i due fratelli sembrano essere molto sensibili, tanto da raccogliere i pensieri dei pellegrini in un quaderno che, nel futuro, potrà trasformarsi in libro. «È interessante il motivo per cui lo percorrono: è un cammino che nasce dalla solidarietà. Molto spesso nessuno si rende conto della situazione reale di questi luoghi ma chi fa il cammino per intero affronta delle tappe molto problematiche nelle quali mancano addirittura le strutture o i punti di ristoro».

Dare accoglienza a queste persone significa molto e sancisce un legame che va oltre la mera dimensione lavorativa, perchè «le persone che vengono qui molto spesso dicono che il loro obiettivo era quello di infondere coraggio a noi, ma quando se ne vanno, quelli fortificati da noi risultano essere loro».

E di forza Davide e Clementina ne hanno davvero tanta, un po’ come “l’albero della rinascita” che sorge nel loro giardino che continua a fruttificare nonostante la corteccia danneggiata. Hanno deciso di non abbandonare la loro terra natia, continuando ad investire su quel territorio tanto bello quanto fragile, pronti ad accogliere ogni viandante con un caloroso sorriso di benvenuto.

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