Il territorio colpito dal sisma è ricco di storie di persone e realtà che non si arrendono. Ne è un esempio la Cooperativa Agricola Zootecnica Rinascita ’78, un’azienda sita nella frazione di Illica, in Accumoli, coordinata dai suoi quattro fondatori: Tonino, Sandra, Alfredo e Mara. «La cooperativa nasce nel 1978 con la legge 285 – spiega Sandra – legge regionale volta ad aiutare l’ingresso dei giovani mondo del lavoro. A noi ha permesso di rimanere sul territorio e innovare nel campo dell’agricoltura. Eravamo tutti ragazzi e questo progetto è nato per riprendere da dove erano arrivati i nostri genitori e andare avanti».
Con il passare degli anni l’azienda si è ingrandita sempre di più fino a diventare «un punto di aggregazione significativo per quanti erano in cerca di qualcosa di diverso dalla città, ma anche uno spazio sociale che ha accolto persone in difficoltà». D’altronde, la montagna ha sempre avuto un forte richiamo e «in passato – continua Sandra – gli agricoltori di questi luoghi erano considerati “i signori della terra”. E in effetti producevano ossigeno, una risorsa di cui non possiamo fare a meno. Ce ne rendiamo sempre di più conto oggi, di fronte al cambiamento climatico».
L’evento sismico del 2016 ha segnato un momento molto delicato. «All’inizio il cambiamento non sembrava forte perché la gioia di essere vivi e l’attenzione dei media ha avuto un effetto anestetizzante. Con l’arrivo dell’inverno abbiamo però vissuto una solitudine tremenda: non c’era più il territorio e la sera che calava senza la presenza di luci sembrava riportarci in un’epoca “preistorica”. Questa situazione, invece di farci allontanare dalle nostre terre, ci ha legato ancora di più ad esse, facendocele sentire come qualcosa che dovevamo difendere e tenere caro».
Parlando della situazione attuale, Sandra sottolinea un problema che ricorre tra le popolazioni colpite dal sisma, quello della disgregazione sociale. «In questo momento i rapporti tra di noi stanno un po’ vacillando; siamo tutti delusi, arrabbiati e sconfortati. Gli anziani hanno poche speranze di vedere la ricostruzione e vivono in una condizione che non ha più passato né futuro».
«Questa indefinitezza genera disagio sociale, ognuno di noi ha dentro un dolore e questo incattivisce le persone. I sentimenti lavorano per conto loro, indipendentemente dalla razionalità e la pena di raccontare quanto andato perduto, oltre ad essere molto difficile, ci fa diventare più brutti e cattivi». Ciononostante, Sandra ricorda l’affetto e la tanta solidarietà ricevuta, ponendo l’attenzione sul potere salvifico dell’amicizia.
Per quanto riguarda il futuro, la speranza è riposta nel rilancio del territorio attraverso nuove politiche ambientali e turistiche. «La bellezza della natura è la cosa che ci salva, è il valore aggiunto. Mentre attendiamo la ricostruzione, i cui processi sono ad oggi ancora poco chiari, cerchiamo di avere cura dell’ambiente che ci circonda, seminando piante e fiori perché è sempre meglio vivere in un posto bello».
In questa situazione di certo non facile, persone come i quattro amici della cooperativa Rinascita ‘78, attraverso la loro costante presenza, gettano un faro di positività, dimostrando che l’ottimismo della volontà può davvero portare a qualcosa di buono.