Lacrime di commozione nel palazzetto dello sport di Amatrice per le esequie del giovane Emiliano Stecconi, giovane allevatore trovato morto per un malore nella stalla dove custodiva i propri animali.
Occhi lucidi anche per il vescovo Domenico, che ha presieduto la liturgia di commiato. Cita Davide e Golia, monsignor Pompili, e paragona il piccolo pastore Davide a Emiliano. «Emiliano, infatti, è andato via troppo presto, ma ancor prima è stato coraggioso dinanzi ad un altro gigante: il terremoto! Emiliano non è fuggito, ma è rimasto; spendendosi con coraggio e disinteresse. Quel che colpiva di lui era il suo essere ‘alternativo’: nell’abbigliamento come nella vita di ogni giorno. Alternativo per l’amore agli animali, per la passione alla montagna, per l’impegno al lavoro».
Uno stile di vita volto alla tenacia e alla non rassegnazione, quello del giovane di Santa Giusta, «che non si perdeva in inutili polemiche e non si abbandonava a ragionamenti meschini». Uno sprone a non abbattersi, a non avvitarsi in ragionamenti sterili, lamentosi, improduttivi, che non fanno che peggiorare la già difficile situazione delle zone colpite dai terremoti del 2016.
Un invito a fare come Emiliano, a «non mollare mai la presa, al punto che a qualcuno appariva un “sognatore”». E ora, proprio la sua scomparsa pare «invitarci a non rinunciare ai sogni: quelli intorno a questa terra, alla rigenerazione di questo territorio, anche quando sembra si tratti di un’impresa impossibile».
Parole che hanno squarciato il silenzio del palazzetto, scuotendo il paese afflitto dalla prematura scomparsa, con le serrande abbassate per il lutto cittadino. Parole che appaiono difficili da mettre in pratica, come ha ammesso lo stesso vescovo. «Viene da chiedersi: da dove Emiliano traeva tanta energia e com’è che ha continuato a sognare mentre noi forse abbiano da tempo smesso di farlo?».
Così come il Battista rispetto ad Erode, «non ha paura, per quanto viva apparentemente una condizione di subalternità rispetto al potere gaio e spensierato. Per contro, Erode, teme quest’uomo di Dio anche se non riesce ad evitarne la morte. Nel cuore di Erode si combattono due timori: quello di Dio e quello dell’opinione degli uomini. Ha paura di loro, sospetta, vede nemici dappertutto. Come in guerra si ha paura anche di uno sguardo e di uno stormire di fronde. Emiliano non ha avuto mai paura e al tempo stesso è sempre stato vicino a Dio».
Tanti i messaggi di cordoglio per il giovane allevatore, come anche tante le lacrime versate dai coetanei, dagli amici e dai paesani, al momento delle testimonianze portate alla fine della celebrazione.
«Impariamo da lui come lui alzarsi», ha concluso monsignor Pompili. «Qualche volta anche più volte nel cuore della notte se stava per partorire una mucca – e come affrontare – ad ogni alba – quel che c’è da fare».