Amatrice, In primo piano

Un gioiello da ricostruire. Ad Amatrice il convegno sulla chiesa di San Francesco

Un incontro importante quello di venerdì 28 febbraio, in cui, il sindaco Fontanella, la Soprintendente Federica Di Napoli Rampolla e l’ingegnere Stefano Podestà hanno illustrato il progetto di recupero e ricostruzione della chiesa di San Francesco

Un incontro importante quello di venerdì 28 febbraio, in cui, nella Sala Mensa del Polo del Gusto di Amatrice, il sindaco Antonio Fontanella, la Soprintendente Federica Di Napoli Rampolla e l’ingegnere Stefano Podestà hanno illustrato alla popolazione il progetto di recupero e di ricostruzione della chiesa di San Francesco.

«Per me è un onore essere qui e poter portare un piccolo contributo di rinascita per questo complesso monumentale che rappresenta il cuore di Amatrice», ha detto Podestà aprendo una presentazione basata sugli studi effettuati presso l’università di Genova. «Ho cercato di studiare la risposta sismica di questo manufatto nel giugno del 2016 per capire se saremmo stati in grado di proteggere questa chiesa dal terremoto che si è poi verificato nell’agosto dello stesso anno».

Per rispondere alla domanda «cosa fare?», l’ingegnere ha suggerito di partire dalla conoscenza: «conoscere come questo manufatto si è comportato, quali sono stati gli interventi di consolidamento effettuati negli ultimi 100 anni, quali trasformazioni storiche ha subito e tener conto della sequenza sismica porta, secondo la normativa tecnica, alla ricostruzione della chiesa».

Così, Podestà è passato alla descrizione dello stabile, sottolineandone la vulnerabilità a causa della conformazione dal comportamento non unitario. Ha spiegato poi gli interventi di pre-messa in sicurezza fino ad arrivare alla messa in sicurezza vera e propria che ha permesso di salvare ciò che è rimasto. «È necessario avere un progetto di ricostruzione e partire da una compartecipazione attiva tra comune, cittadinanza e ministero dei beni culturali» ha concluso, impegnandosi a consegnare il progetto entro giugno 2020.

A questo punto la parola è passata a Federica Di Napoli Rampolla, che ha descritto il recupero delle superfici pittoriche presenti all’interno della chiesa. «In tre pareti la superficie pittorica si è lacerata, ma è rimasta al novanta per cento. La situazione più grave è quella della parete caduta ma, anche in questo caso, non abbiamo lasciato nulla nel terreno». Proprio a tal proposito, la sopraintendente ha espresso la volontà di proporre un programma, già sperimentato nelle scuole, volto all’insegnamento della tecnica dell’affresco per avvicinare le persone adulte alla ricostruzione dei frammenti ritrovati.

Infine, con l’aiuto di Mario Nataletti e Paola Catalano, la Rampolla ha delineato l’impegno della soprintendenza su altre due opere: il recupero dell’altare del santuario della Madonna di Filetta e degli ossari. Operazione, quest’ultima, molto delicata per motivi etici, ma di rilevante importanza a causa delle informazioni di tipo biologico.

Paola Santarelli, della fondazione Dino ed Ernetsa Santarelli, che contribuisce alla ricerca storica e al recupero del valore artistico dei beni del Lazio, prima dell’intervento finale, ha lanciato, di sorpresa, un invito: promuovere un summit che parli di cultura e economia a livello internazionale.

E in chiusura Antonio Fontanella ha espresso l’augurio di un intervento ricostruttivo più celere. «L’impegno che abbiamo è quello di coniugare l’attenzione per il recupero delle nostre realtà storiche con l’esigenza di ricostruire in tempi più rapidi, perché le nostre famiglie sono ancora nelle Sae. Questo non significa che non dobbiamo recuperare i nostri elementi caratteristici, ma bisogna dare indicazioni ben precise per ricostruire in modo più veloce».

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