Amatrice, In primo piano

L’Area Food non riapre, i ristoratori: «Ci teniamo cauti»

La “fase due” non si annuncia facile nei territori colpiti dal terremoto. L’attività trainante della ristorazione si trova in difficoltà a causa delle norme anti-contagio e le restrizioni al movimento aggravano la situazione frenando l’arrivo dei turisti, ma anche dei proprietari di seconde case

Fase due e nuovo decreto su riaperture e spostamenti: ad Amatrice il settore della ristorazione si sta preparando per ripartire in tutta sicurezza. Dalla sanificazione dei locali al distanziamento sociale, sono molteplici le norme da rispettare come molteplici sono i punti di vista dei ristoratori. All’interno dell’Area Food c’è chi si è organizzato per fornire un servizio di asporto e chi, invece, posticiperà la riapertura.

Situazione in stallo

«Siamo in una fase in forse», afferma la titolare del ristorante Il Castagneto. «Non abbiamo riaperto il 18 perché la situazione non è chiara a causa dei numerosi decreti e non vorremmo incorrere incontro a sanzioni».

Intanto, però, già dal 4 maggio, l’attività fornisce un servizio di asporto.

«Lavoriamo con le persone del posto e, a pranzo, con gli operai delle ditte dei pochi cantieri che sono ripartiti. È un lavoro minimo, ma pur di non stare a casa, si fa».

Certo è che con la chiusura forzata, tutto il paese sta risentendo delle mancanza di turismo, soprattutto in vista della bella stagione. La speranza, almeno per ora, è quella di un allentamento dei divieti per gli spostamenti regionali, che permetterebbe ai proprietari delle seconde case di tornare.

Emergenze in contraddizione

Uno dei problemi più gravosi è, però, che non tutti i ristoranti dispongono di ampi spazi. Chi, ad esempio, riusciva a servire 20 coperti, con le nuove norme potrà servirne la metà, con una perdita
ingente di profitto. Per questo, alcune attività hanno deciso di prendersi ancora un po’ di tempo, rimandando la riapertura.

«Rimarremo chiusi fino al 1 giugno» racconta la proprietaria del ristorante La Conca. «Ci teniamo cauti e aspettiamo che questa prima fase di riapertura dia i primi segnali positivi per fare una stima e strutturare gli approvvigionamenti, ormai sospesi dall’8 marzo». La complessità della normativa, inoltre, non prende in considerazione la delicata situazione delle attività del luogo che, a causa del sisma, hanno già subito un dislocamento.

«Per noi la distanza dei tavoli è un problema – continua – perché dobbiamo procurarci un container dove riporre il materiale che dobbiamo togliere: dopo il terremoto non abbiamo più disponibilità di cantine o depositi. Per di più, l’impiego di divisori in plexiglass, oltre che oneroso, ridurrebbe ancora di più lo spazio».

Visto anche lo scarso numero di turisti, il ristorante non effettua nemmeno il servizio di asporto, rimandando a giugno tutte le decisioni.

Asporto e creatività

Spostandosi, invece, sulle rive del lago Scandarello, l’agriturismo Il Piccolo Lago si sta preparando per il servizio take-away. «Abbiamo sperimentato l’asporto con il camion cucina dopo il terremoto e ora faremo lo stesso con il ristorante» commenta la titolare. «La normativa sulla riapertura dei locali non è chiara: come eseguire le sanificazioni degli spazi e delle stoviglie e come mantenere la distanza? Non vogliamo incappare in sanzioni, per questo, al momento, riapriremo solo con l’asporto».

«L’idea è quella di creare un’esperienza di pic-nic in riva al lago, usufruendo degli ampi spazi all’aperto di cui disponiamo e che permettono di garantire la distanza di sicurezza».

Un primo segnale di ripartenza per questa attività che è chiusa dallo scorso dicembre per lavori di ampliamento. Testimonianze da cui emerge un quadro molto chiaro: l’effettiva difficoltà di attuazione delle norme del nuovo decreto unite alla mancanza di turismo, stanno mettendo a dura prova un territorio che da poco ha iniziato a rialzarsi.

Per questo, all’unanimità, i gestori dei ristoranti hanno avanzato l’opzione che il governo avrebbe dovuto pensare ad una normativa diversa per le zone terremotate, che tenesse conto di tutte le esigenze già presenti sul territorio.

 

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