Accumoli, In primo piano

Zaino in spalla, in cammino lungo le “Terre Mutate”

Nel pomeriggio di sabato 25 luglio, un gruppo di pellegrini del Cammino nelle Terre Mutate è approdato ad Accumoli dove, dopo una faticosa tappa, si è rifocillato assistendo ad una tavola rotonda animata da testimoni che vivono l’Appennino in maniera diversa

Nel pomeriggio di sabato 25 luglio, un gruppo di pellegrini del Cammino nelle Terre Mutate è approdato ad Accumoli dove, dopo una faticosa tappa, si è rifocillato assistendo ad una tavola rotonda animata da testimoni che vivono l’Appennino in maniera diversa.

Il Cammino nelle Terre Mutate si definisce infatti come “viaggio lento nel Cuore dell’Appennino” e si svolge nel pieno rispetto della natura. Con partenza da Fabriano e arrivo a L’Aquila, il percorso si prefigge lo scopo di conoscere con occhi diversi i luoghi martoriati dagli eventi sismici degli anni passati e di interagire con le comunità delle quattro regioni dell’Italia centrale.

A causa del Coronavirus il tragitto, che l’anno passato ha contato più di mille partecipanti, quest’anno vede solo alcune tappe, con un numero ridotto di persone. In particolar modo, ci si concentra nel cuore dei monti Sibillini: da Norcia, si passa per Castelluccio, Arquata del Tronto e Accumoli, facendo poi ritorno al punto di origine. Un itinerario attraverso i luoghi più colpiti dal terremoto, appositamente scelto per dare sostegno a chi ha deciso di rimanere in queste terre.

«La comunità che vive qui ha avuto una ferita profonda ma si sta riprendendo bene, con dignità» ha esordito padre Carmelo nel dibattito di confronto. E se è vero che da una parte c’è tanta voglia di ricominciare, il frate ha sottolineato anche l’oggettiva difficoltà delle procedure burocratiche che, a volte, cede il passo alla disillusione. «Come si fa all’ultimo chilometro ci marcia, noi ci incoraggiamo l’un l’atro perché facciamo tutti parte di una grande famiglia».

Per far comprendere ancora meglio cosa significa investire in questi territori, è intervenuta l’imprenditrice Julia Antonucci che, insieme alle sorelle, ha aperto un’azienda agricola nella frazione Roccasalli. «Guardiamo al futuro non dimenticando il passato» ha affermato la ragazza, spiegando come dall’osservazione delle tecniche agricole, siano poi riuscite a produrre autonomamente zafferano e piante aromatiche di alta qualità.

«La vera forza della nostra terra è la sua storia» ha poi commentato il professor Augusto Ciuffetti, che vede nella tradizione la chiave per proiettarsi al futuro. Non sono, però, mancate nemmeno le provocazioni. Paolo Piacentini, esperto di cammini per il Ministero Beni Culturali, si è detto contrario alla costruzione di nuove strutture recettive in luoghi in cui, come nel caso dei Pantani di Accumoli, non sono presenti. «Il turismo esperienziale proposto dai cammini – ha detto- è fatto di amore e di passione. I rifugi esistono già, anche se lesionati. Solo ripristinandoli si può ricostruire una comunità autentica».

Così, i viandanti, arricchiti da testimonianze dirette, hanno goduto del meritato riposo e si sono rifocillati con il cibo locale. Giusto il tempo di fermarsi un po’, cullati dal fresco della montagna e poi…pronti: zaino in spalla, si riparte!

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