Accumoli, In primo piano

Padre Carmelo, ad Accumoli con l’Africa nel cuore

Mese missionario: la storia del francescano che vive al villaggio Sae di Accumoli. Dopo l’esperienza vissuta nel continente più povero il frate pugliese prosegue la missione per gli ultimi nei luoghi devastati dal terremoto sei anni fa

La missione è insita nella vita dell’uomo e non c’è bisogno di una ricorrenza per ricordarlo»: a parlare è padre Carmelo Giannone della provincia religiosa San Michele Arcangelo dei Frati minori di Puglia e Molise, attualmente in servizio ad Accumoli dopo aver compiuto un’esperienza decennale in Africa. Nell’Ottobre missionario fra Carmelo, missionario per vocazione, racconta il significato del donarsi all’altro. «Per me la vita di un cristiano si basa sull’incontro che ognuno fa con Dio e questo può avvenire solo tramite il Vangelo. Se il Vangelo ti cambia la vita, ti rende un missionario. Se invece, si ascolta la sua Parola senza che questa ti sconvolga, significa solo essere cristiani. Il Vangelo ha il potere di cambiare il tuo stile di vita, il modo in cui pensi: il Vangelo diventa vita e ti fa diventare missionario».

Grazie al Vangelo, padre Carmelo è riuscito a chiamare per nome i valori costitutivi del proprio essere, senza i quali non sarebbe la stessa persona. «Ho scoperto la compassione, la non violenza e la fraternità universale. La compassione era già presente in me, ma quando l’ho scoperta, è stata una presa di coscienza: ognuno di noi è un dono e ritrovare i valori costitutivi ti rende talmente pieno che vuoi comunicarli anche agli altri». D’altronde, come si diventa missionario? «Guardando con compassione l’altro, ascoltandolo. Non importa da dove egli venga, per me è un fratello». Ecco quindi che il Vangelo diventa uno stile di vita che spinge ad incontrare le persone in modo spontaneo. Così padre Carmelo si spinge fino all’Africa, per sperimentare la fratellanza a livello universale. «Lì ho vissuto insieme alla gente. Avevano tutti un nome, non erano delle belle foto come quelle che si guardano quando sei seduto sul divano di casa. In Africa ti sporchi le mani con la vita. Stare insieme e conoscere culture diverse: questo ti rende fratello e questo è il senso più profondo del Vangelo. Mi sono sentito mandato, non avevo bisogno di presentarmi perché andavo avanti grazie grazie al messaggio della fratellanza».

Una vicinanza sentita anche dagli abitanti stessi che in fra Carmelo vedevano una figura fraterna e amica tanto da considerarlo come uno di loro. «Tu sei bianco ma hai il cuore nero»: il messaggio più bello tra quelli che il frate ha ricevuto durante la sua permanenza. «Prima ero proiettato a raggiungere qualcosa che non avevo, poi ho scoperto che dovevo solo dare spazio al dono che il Signore mi ha dato, essere pienamente me stesso. Essere missionari significa proprio essere se stessi e nella missione in Africa io ero me stesso nella vita della gente». Una missione, un percorso religioso e di vita che arricchisce ma che lancia anche delle sfide. In una notte africana padre Carmelo stava accompagnando un ragazzo di 15 anni all’ospedale più vicino: non facendo in tempo, il ragazzo morì di tetano durante il tragitto. «Il cammino di fede più grande come frate è quello di accettare di essere il ministro di un Dio che decide di essere impotente. Accettare l’impotenza di Dio significa dover dire all’altro “io non ho risposta”. D’altro canto, il Crocifisso non dà una risposta ai dolori, la sofferenza non si spiega, si vive».

«In Africa ho scoperto che esistono due croci: quella del crocifisso, di chi soffre, e quella di chi sta sotto alla croce, di chi, cioè, vede soffrire ed è impotente. Quella notte mi sono arrabbiato molto con Dio, mi sono sentito impotente, un ministro di Dio che non aveva più la parola. Tuttavia, l’impotenza si può vincere tramite l’unione, con il valore della compassione».

Oggi padre Carmelo, insieme al confratello fra Mimmo Semeraro, sta vivendo un’altra “Africa”: quella delle zone terremotate del Centro Italia. «Siamo venuti ad Accumoli senza pretese, non abbiamo una soluzione ai problemi ma vogliamo vivere insieme alla comunità per trovare una risposta comune. È un’altra chance in cui posso essere il fratello accogliente nel dolore». «L’amore di Dio non ha bisogno di slogan. È lui che converte i cuori e se ciò avviene grazie a me, che Egli sia benedetto, altrimenti ti sarò vicino come un fratello» conclude fra Carmelo, richiamato dal suono delle campane della nuova chiesa di Accumoli, posta nel cuore del villaggio Sae: quelle “casette” essenziali in una delle quali c’è il loro mini convento.

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