Castelli e Boeri ad Amatrice visitano il cantiere Casa Futuro

Venerdì 22 aprile alle ore 15 ad Amatrice il Commissario Straordinario per  il Sisma 2016 Guido Castelli, l’architetto Stefano Boeri e il direttore generale del Complesso Don Minozzi don Savino D’Amelio visiteranno il grande cantiere di Casa Futuro.

Casa Futuro è un grande progetto di ricostruzione e valorizzazione privata del complesso Don Minozzi, che nacque come orfanotrofio per accogliere gli orfani di guerra.

Previsto punto stampa, in fase di verifica la possibilità per la stampa di partecipare alla visita del cantiere.

A Casa Futuro il riconoscimento After the Damages International Award

Mercoledì 8 marzo si è tenuta online la cerimonia di premiazione della seconda edizione dell’After the Damages International Award, premio con lo scopo di diffondere progetti, strategie e realizzazioni nel campo dell’architettura e dell’ingegneria, che abbiano saputo interpretare il complesso tema dell’emergenza, della prevenzione, della gestione e della mitigazione del rischio.

Tra i progetti vincitori quello di Casa Futuro, firmato da Stefano Boeri Architetti per la ricostruzione del Complesso Don Minozzi di Amatrice, un luogo storico di grande importanza per il territorio colpito dal sisma del 2016. L’intervento si ispira al concetto cardine di Ecologia Integrale espressa nell’enciclica Laudato si’ di Papa Francesco e al dialogo con l’architettura preesistente, progettata da Arnaldo Foschini negli anni Venti per ospitare gli orfani di guerra.

L’impiego di tipologie costruttive antisismiche, il reimpiego delle terre da scavo, la gestione puntuale delle acque meteoriche e la presenza di 930 pannelli fotovoltaici integrati in copertura, così come il recupero dell’ex fattoria e del silo adiacente – conservati con le funzioni originali come elementi della memoria dell’area – contribuiscono a ridurre notevolmente l’impatto ambientale del progetto.

Nel complesso, il progetto non si limita alla definizione di una nuova pianificazione urbana risultante dall’insieme degli interventi previsti, ma vuole sollecitare una riflessione sul rinnovato assetto strategico, in termini di nuove destinazioni d’uso, dotazione di attrezzature e servizi e gestione futura del complesso, riflettendo sul relativo ruolo che il territorio può tornare ad assumere.

«Siamo felici di questo riconoscimento: l’aspirazione di Casa Futuro è di rendere nuovamente il Don Minozzi un motore della rigenerazione sociale e culturale di questo territorio, come accadde nel primo Dopoguerra. Le corti della Casa Futuro saranno infatti luoghi comunitari di formazione, incontro e accoglienza aperti ai giovani, ai cittadini e ai visitatori della nuova Amatrice», afferma l’architetto Stefano Boeri.

Il disegno complessivo dell’area pone peraltro grande attenzione all’inserimento paesaggistico-ambientale dell’intervento – considerando le peculiarità legate al Parco Nazionale Gran Sasso e Monti della Lega – con un impatto ridotto al minimo: le superfici verdi costituiscono il 40% del totale e il progetto di paesaggio mira a definire spazi aperti con usi differenziati, alternati ad ampie aree verdi che caratterizzano il complesso.

Casa Futuro, progetto di condivisione e rigenerazione

A sei anni dal terremoto che alle ore 3:36 del 24 agosto 2016 ha tragicamente colpito il centro Italia, i segni della rinascita iniziano ad essere evidenti.

Ad Amatrice, il comune che ha registrato il maggior numero di vittime, un esempio di questa volontà di rigenerazione si trova in Casa Futuro, il progetto realizzato dallo Studio Boeri Architetti che la Diocesi di Rieti e l’Opera Nazionale per il Mezzogiorno d’Italia stanno realizzando nell’area del complesso “Don Minozzi”.

Dalla posa della prima pietra, avvenuta il 15 ottobre 2021, il cantiere del più grande intervento di ricostruzione privata è tra quelli che procedono più speditamente. Dallo scorso autunno a oggi, tutte le opere di demolizione sono state completate. Era subito partito anche il lavoro di consolidamento e ristrutturazione dell’ex fattoria, oggi quasi completato.

Il progetto di ricostruzione del complesso si sviluppa attorno a quattro corti – ciascuna destinata ad una funzione specifica. In ordine di realizzazione avremo quindi la Corte dell’Accoglienza, la Corte del Silenzio, la Corte Civica e la Corte delle Arti e dei Mestieri. Sulla prima si sta lavorando anche in elevazione e si comincia a intuire la sagoma dell’edificio che abbraccerà la chiesa di Santa Maria. La parte più avanzata è quella più vicina e parallela alla strada, dove sarà ospitato il teatro. Procedono spediti anche i lavori per le fondazioni delle altre strutture e a breve verrà presentato il progetto per il recupero della chiesa, unico edificio per il quale è stata scelta la conservazione e il restauro.

Orientata secondo i principi della Laudato si’, l’architettura di Casa Futuro prevede un uso virtuoso delle macerie e delle terre di scavo e tiene conto della sostenibilità energetica e ambientale dei fabbricati, ad esempio attraverso un ampio uso di pannelli fotovoltaici e di una particolare attenzione al recupero e riciclo delle acque meteoriche.

L’esecuzione dei lavori è finanziata dall’Ufficio speciale per la ricostruzione (Usr) del Lazio con 48 milioni di euro. Alla realizzazione del progetto contribuiscono sia specifiche donazioni alla Diocesi di Rieti, sia realtà diverse come Banca Mediolanum e le Comunità Laudato si’, che attendono un centro di studi ambientali all’interno del complesso

Questa vocazione alla ricerca, e dunque ai giovani, sarà uno dei fili conduttori di Casa Futuro. Sono già avviati contatti con il Gran Sasso Science Institute per ospitare nella Corte dell’Accoglienza stage formativi per studenti di ogni parte d’Italia, che potranno approfondire il rapporto tra scienza, tecnologia e natura immersi nel suggestivo paesaggio dei Monti della Laga.

Anche per la Corte delle Arti e dei Mestieri si lavora alla costruzione di un percorso universitario: l’idea è di coinvolgere l’Università degli Studi di Teramo per il suo Corso di laurea in Viticoltura ed Enologia e, insieme a Slow Food, ragionare sul tema della filiera agroalimentare e rafforzare la vocazione produttiva dei paesi del sisma.

L’attenzione ai giovani richiede anche dialogo tra le generazioni: oltre ad ospitare i Discepoli di Don Minozzi e le Ancelle del Signore, la Corte del Silenzio vedrà la presenza di una casa di riposo, anche in segno di continuità con l’ultima fase dell’esperienza dell’area prima del terremoto.

La Corte Civica, infine, sarà una vera e propria area dei beni comuni: oltre ad ospitare gli uffici amministrativi sarà dedicata alla memoria di Amatrice, alla sua arte e alla sua storia.

Con la sua particolare vocazione di servizio alla collettività, il progetto di Casa Futuro è un esempio virtuoso di sinergia tra la forza dello Stato e l’iniziativa privata ed esprime il potenziale attrattivo delle aree interne dell’Appennino centrale.

«La condivisione, fin dall’inizio, da parte di tutti gli attori e gli enti preposti, di un progetto ambizioso e bellissimo come quello della rigenerazione del Don Minozzi è stata l’energia positiva di questo cantiere. Non solo i lavori procedono con regolarità e nel pieno rispetto dei tempi previsti, ma il cantiere comincia a funzionare come un laboratorio a cielo aperto in cui, per esempio, le macerie vengono per quanto possibile riutilizzate per la costruzione delle superfici carrabili e calpestabili della Casa Futuro. Credo che la costruzione di Casa Futuro ad Amatrice, grazie al suo formidabile valore sociale e rigenerativo di un’economia e di un percorso formativo, potrà essere assunta come modello di ripartenza anche per l’intero Paese», dichiara l’architetto Stefano Boeri.

«Il cantiere di Casa Futuro è partito speditamente: ora va accompagnato e sostenuto e vanno realizzate le intese con i diversi soggetti culturali, economici e sociali che consentiranno di riempire di contenuti questi spazi», spiega il vescovo di Rieti, mons Domenico Pompili. «Ispirato alla Laudato si’ e pensato secondo una prospettiva unitaria, il progetto intende essere una forma concreta per tradurre la ricostruzione in rigenerazione, grazie all’attenzione ai giovani, agli anziani, all’economia e la cultura».

Cibo, energia, risorse: il 2 luglio ad Amatrice il Forum delle Comunità Laudato si’

Prima la pandemia e poi le dolorose conseguenze della guerra hanno fatto emergere con forza il tema di fondo dell’enciclica Laudato si’ di papa Francesco. Che “tutto è connesso” ormai è chiaro nelle cose immediate e quotidiane: il cibo, l’energia, le risorse. Lo si percepisce nell’aumento dei costi, che pesa a volte drammaticamente sulle tasche dei cittadini e sui bilanci delle imprese; lo si verifica dalla scarsità delle materie prime che blocca l’industria e rallenta i cantieri; lo si avverte nel crescente pericolo di una crisi umanitaria di livello globale.

Durante il periodo più duro del Covid abbiamo sperimentato quanto sia fragile il sistema del commercio mondiale. Abbiamo visto i container con le merci fermi nei porti e impossibilitati a partire e i cittadini svuotare i supermercati per paura di rimanere senza provviste.

Ora la guerra può gettare nella crisi alimentare i Paesi che maggiormente dipendono dalle esportazioni di grano dall’Ucraina, e costringe ogni nazione a misurare la propria dipendenza energetica dall’estero, a valutare nuove strategie di risparmio, efficienza e approvvigionamento.
Di tutti questi argomenti e di come operare “nel piccolo” per rispondere al mondo che cambia, si parlerà il 2 e 3 luglio al Forum delle Comunità Laudato si’. Una due giorni tra Amatrice e Rieti che vedrà ritrovarsi gli attivisti di questa particolare realtà di azione e pensiero, nata su impulso del vescovo Domenico Pompili, e del fondatore di Slow Food Carlo Petrini, per dare sostanza alle intuizioni dell’enciclica sociale di papa Francesco.

Aperto a tutti l’appuntamento ad Amatrice nel pomeriggio del sabato alle 16. L’Auditorium della Laga ospiterà un incontro pubblico che, dopo il saluto del vescovo Domenico, vedrà svolgersi un “Dialogo sulla transizione ecologica: cibo, energia e risorse naturali” moderato dal direttore della rivista «Vita», Stefano Arduini. A discutere il tema saranno Gaël Giraud, economista francese e docente alla Georgetown University di Washington, il fondatore di Slow Food Carlo Petrini, e tre rappresentanti della Comunità Energetica Rinnovabile di Magliano Alpi: Marco Bailo, sindaco del paese e presidente, Sergio Olivero e Luca Barbero. All’incontro sono invitati anche quanti vogliono avvicinarsi alle Comunità Laudato si’ e gli amministratori che intendono approfondire il tema delle comunità energetiche.

L’appuntamento di domenica 3 luglio si svolgerà invece a Rieti e sarà un momento di coordinamento tra le Comunità Laudato si’, pensato come restituzione dei lavori degli incontri telematici svolti durante l’anno e come momento aperto di discussione e dibattito.

Casa Futuro, procedono i lavori del progetto della Chiesa di Rieti

L’architetto Stefano Boeri, il vescovo di Rieti monsignor Domenico Pompili, don Savino D’Amelio, superiore generale della Famiglia dei Discepoli di Don Minozzi proprietari dell’immobile, il sindaco di Amatrice Giorgio Cortellesi e il vice sindaco Roberto Serafini, hanno effettuato giovedì scorso un sopralluogo nel cantiere della Casa del Futuro, al fine di verificare direttamente l’avanzamento dei lavori del grande progetto della Chiesa di Rieti.

Il cantiere è stato consegnato lo scorso 27 settembre alle imprese che si sono aggiudicate i lavori in seguito alla procedura negoziata di selezione disposta dall’Opera nazionale per il Mezzogiorno d’Italia con il supporto della diocesi di Rieti.

«Casa Futuro garantirà spazi per i giovani, servirà alla formazione e allo studio e sarà utile per valorizzare le risorse del territorio legate alla produzione agroalimentare, ospiterà funzioni di carattere amministrativo e sociale e tornerà ad essere la casa madre dell’Opera nazionale per il Mezzogiorno d’Italia. Un complesso di funzioni che la mano dell’architetto Boeri, guidata dall’idea dell’ecologia integrale espressa da papa Francesco, ha organizzato in quattro corti tenendo insieme i piani della contemplazione e dell’azione», ha dichiarato il vescovo Domenico.

«Sono particolarmente felice per la velocità con la quale si sta procedendo – ha dichiarato il sindaco – si tratta infatti dell’opera più significativa della ricostruzione privata dell’intero cratere sismico. Con le sue Corti sarà il simbolo della rinascita di una città che ha saputo aspettare con pazienza e coraggio. E, tra l’altro, sarà il volano di formazione e programmazione dello sviluppo enogastronomico del nostro territorio. Casa e futuro sono i due princìpi ai quali stiamo dedicando il nostro impegno di amministratori».

Foto Comune di Amatrice

Casa Futuro, il 15 ottobre la posa della prima pietra

Venerdì 15 ottobre 2021 alle ore 10, ad Amatrice, avrà luogo la cerimonia di posa della prima pietra di Casa Futuro.

Prenderà così il via uno dei più impegnativi progetti di ricostruzione privata nelle zone colpite dal terremoto dell’agosto 2016.

Alla cerimonia saranno presenti il vescovo Domenico, don Savino D’Amelio, Superiore Generale della Famiglia dei Discepoli di Don Minozzi e don Michele Celiberti, presidente dell’Opera Nazionale per il Mezzogiorno d’Italia.

Saranno inoltre presenti il Commissario Straordinario Ricostruzione Sisma 2016 Giovanni Legnini, il Presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti, il sindaco di Amatrice Giorgio Cortellesi e i rappresentanti delle istituzioni locali.

Il cantiere è stato consegnato lo scorso 27 settembre alle imprese che si sono aggiudicate i lavori in seguito alla procedura negoziata di selezione disposta dall’Opera nazionale per il Mezzogiorno d’Italia con il supporto della diocesi di Rieti.

Sono state invitate a partecipare alla selezione realtà imprenditoriali dalla certificata capacità di affrontare la mole e la complessità dei lavori.

Avvenuta su invito, la procedura si è svolta seguendo criteri di trasparenza. Si è aggiudicato l’appalto il raggruppamento che ha garantito le condizioni economiche più vantaggiose e dimostrato di avere i requisiti organizzativi e tecnici necessari all’esecuzione di tutte le attività richieste dall’appalto. Particolare cura e attenzione è stata rivolta dal committente ai temi delle condizioni di lavoro e della sicurezza, che sono stati decisivi nella scelta finale dell’operatore.

Per l’esecuzione dei lavori l’Ufficio speciale per la ricostruzione del Lazio ha emesso un decreto di contributo di quarantotto milioni di euro. Il progetto porta la firma dell’architetto Stefano Boeri, che sarà presente alla cerimonia.

«Superata la lunga e complessa fase della progettazione – spiega il vescovo Domenico – guardiamo l’avvio del cantiere come una spinta alla rinascita delle terre colpite dal terremoto. Casa Futuro garantirà spazi per i giovani, servirà alla formazione e allo studio e sarà utile per valorizzare le risorse del territorio legate alla produzione agroalimentare, ospiterà funzioni di carattere amministrativo e sociale e tornerà ad essere la casa madre dell’Opera nazionale per il Mezzogiorno d’Italia. Un complesso di funzioni che la mano dell’architetto Boeri, guidata dall’idea dell’ecologia integrale espressa da papa Francesco, ha organizzato in quattro corti tenendo insieme i piani della contemplazione e dell’azione».

“Ai piedi della Laga” tra memoria e futuro: folla a Rieti per la presentazione del volume Fondazione Varrone – Electa

Pubblico in piedi durante la presentazione e pazientemente in fila poi per Ai piedi della Laga, il volume Fondazione Varrone-Electa presentato mercoledì pomeriggio nella ex Chiesa di San Giorgio a Rieti e dedicato alla storia e alle opere d’arte di Amatrice e Accumoli recuperate dopo il sisma.

Un lavoro a più mani, curato dai soprintendenti Monica Grossi, Paolo Iannelli e Paola Refice e con il coordinamento editoriale di Giuseppe Cassio, che offre uno sguardo d’insieme al patrimonio culturale reatino ferito dal terremoto del 2016, a cavallo tra memoria e futuro. “Lavoriamo per le comunità colpite dal terremoto, perché non venga meno il collante che ancora le tiene ancorate a quei borghi ossia la cultura e le tradizioni e perché non cali l’attenzione dell’opinione pubblica rispetto a una ricostruzione che tarda a partire” ha detto il presidente della Fondazione Varrone Antonio D’Onofrio annunciando l’imminente apertura di un laboratorio di restauro a Palazzo Dosi e in primavera una grande mostra a Palazzo Potenziani dedicata alle opere d’arte di Amatrice e Accumoli.

Un’attenzione e un impegno necessari visti i ritardi e le difficoltà che vivono quei paesi, hanno rimarcato il vice sindaco di Accumoli Stefano Petrucci e il consigliere comunale di Amatrice Alessio Serafini. Molto atteso l’intervento dell’architetto Stefano Boeri, impegnato nella progettazione della Casa del Futuro che la Diocesi di Rieti vuole realizzare nell’area del Don Minozzi di Amatrice: «Subito dopo il sisma si disse ricostruiremo dov’era e com’era. Niente di più fuorviante. Parliamo di paesi che soffrivano lo spopolamento e l’isolamento già prima del terremoto. E comunque non può essere l’affanno dell’identico a muoverci ma piuttosto dell’autentico – ha detto Boeri – Dobbiamo piuttosto sforzarci di ricostruire in modo autentico paesi e spazi in grado di rappresentare davvero luoghi di incontro, di vita, di lavoro per i giovani, in una relazione forte con l’ambiente e la natura». Un elemento, quello dell’ambiente e della natura, che il libro coglie sin dal titolo.

«Ai piedi della Laga vuol essere un omaggio quasi sacrale alla montagna che domina quei territori – ha detto Paola Refice – Nel libro raccontiamo le memorie, l’arte e la devozione del passato ma offriamo spunti meditati di riflessione anche per il futuro, perché noi crediamo che dalle rovine si possa tornare alla luce».

Paolo Iannelli ha rimarcato il grande lavoro di recupero fatto dal Mibact in tutte le sue articolazioni territoriali in una situazione di grande difficoltà e complessità: «Se abbiamo accettato la proposta della Fondazione di avviare insieme restauri e valorizzazione delle opere salvate è perché in un’operazione lunga e difficile come quella della restituzione dei beni culturali alle comunità la collaborazione tra soggetti pubblici e privati è fondamentale. Ed è importante anche che non cali l’attenzione, che questi processi vengano socializzati».

Giuseppe Cassio ha inquadrato il libro in una più ampia biblioteca dedicata ad Amatrice, a partire dal volume Electa che la Fondazione Varrone contribuì a pubblicare nel 2015 e i due libri, Rinascite, usciti dopo il sisma nel 2017 e 2018 e dedicati alle opere d’arte e al patrimonio artistico colpito dal terremoto. «Con questo libro facciamo un altro passo avanti, offrendo al lettore ottimi spunti non solo per aggiornare la ricerca storica ma anche per immaginare un futuro per questi paesi».

«Le terre amatriciane sono sempre state, nella storia, terre di passaggio e di incontro, e la Salaria un’arteria di comunicazione fondamentale – ha detto il vescovo Domenico Pompili tirando le conclusioni – A me più che di ricostruzione piace parlare di rigenerazione, e a riguardo non possiamo non considerare la necessità di infrastrutture all’altezza dei tempi. Altro elemento essenziale per riedificare Amatrice è la sua identità culturale che fa tutt’uno con l’impianto urbanistico. E se è impensabile riedificare tutto in un baleno è però necessario avviare un progetto che, fissando delle priorità, sappia nel tempo restituire il patrimonio artistico di questa terra. Magari garantendo l’integrazione tra il paesaggio ambientale e quello economico e sociale».

Duecento le copie del volume distribuite dopo la presentazione al pubblico presente.

Il libro sarà in vendita nelle librerie Mondadori-Electa in tutta Italia e on line dal 14 gennaio. Fino a quella data sarà possibile chiederne una copia in omaggio scrivendo a: info@fondazionevarrone.it.

Meeting Rimini, architetto Boeri: «Attendiamo autorizzazioni per costruire la Casa del Futuro»

«Un progetto importante di cui sentiamo tutta la responsabilità. Siamo pronti, abbiamo già studiato i materiali e attendiamo le autorizzazioni»: dal Meeting di Rimini l’architetto Stefano Boeri parla al Sir del progetto “La Casa del futuro” che la diocesi di Rieti intende costruire nell’area del “Don Minozzi”, come «azione di rigenerazione post-sisma».

A tre anni dal sisma del 24 agosto 2016 «questo appare come l’unico progetto concreto di ricostruzione» ha detto Boeri. L’architetto ha fugato dubbi circa eventuali lungaggini burocratiche dicendosi «ottimista per la realizzazione dell’opera che dovrebbe vedere la luce nel 2024. Abbiamo costruito il Polo del Food in sette mesi e abbiamo visto che quando c’è la volontà di muoversi insieme c’è tanta di quella energia che si spostano anche le montagne. Dopo tre anni di terremoto abbiamo bisogno di concretezza».

Il progetto della Casa del Futuro è stato illustrato lo scorso 17 agosto ad Amatrice durante la celebrazione dei 100 anni dell’Opera nazionale per il Mezzogiorno d’Italia voluta dal servo di Dio don Giovanni Minozzi. In quella occasione il vescovo di Rieti ha ribadito che «la Casa del futuro che vuol segnare prospettive di ripartenza per la cittadina terremotata di Amatrice».

Il progetto di Casa del Futuro vede insieme Curia, Comune, Regione, Famiglia dei Discepoli, Mibac e Miur.

Dal Sir.

Cento anni dell’Opera, il vescovo: «Casa del Futuro, un cronoprogramma serrato ma realistico»

Intervenuto ad Amatrice per il centenario dell’Opera nazionale per il Mezzogiorno d’Italia, il vescovo Domenico ha rimarcato il carisma e la grande esperienza di carità di padre Giovanni Minozzi, amatriciano di origine. «Veniamo da una grande storia che è stata fatta da un cuore grande, che non solo non è stato passivo ma al suo tempo ha vissuto con forte empatia la condizione dei militari prima e degli orfani poi e ha dato vita a una straordinaria esperienza educativa», ha detto monsignor Pompili.

Un sentimento

«Il sentimento da cui dobbiamo partire è questo, cioè il sentimento di una forte passione educativa per le persone, perché senza questo traino affettivo tutto il resto diventa assolutamente complicato e probabilmente anche impossibile da realizzare». Una personalità carismatica quella del sacerdote originario della frazione Preta, leggendo la cui storia lo stesso vescovo si è emozionato rimanendone affascinato: un uomo che ha «saputo vivere perfettamente dentro il suo tempo, ma dando una spinta che sapeva andare oltre quelle che erano le difficoltà». Era il periodo dopo la grande guerra, una vera carnefina che uccise generazioni di persone del sud e del centro Italia, «e don Minozzi che aveva sperimentato questa tragedia seppe creare le condizioni perché quegli stessi figli di coloro che aveva incontrato nelle trincee, avessero una prospettiva, non fu la sua solo un accoglienza, fu anche educazione, fu anche avviamento alla professione».

Un sentimento che secondo monsignor Pompili deve essere alla base di quello che deve muovere la ricostruzione ad Amatrice, a partire dall’idea di fondo della Casa del Futuro, «fare in modo che quanto un secolo fa è partito qui dopo i fatti del 2016 non vada disperso ma abbia la possibilità di essere ripensato, perché la storia va avanti, non si torna certo indietro, e c’è la necessità di riprodurre non l’identico ma semmai l’autentico, cercando di ritrovare lo spirito delle origini e questa idea è partita praticamente subito».

Un’idea

Un progetto delineato praticamente subito dopo il sisma, che venne presentato nelle sue linee di base proprio ad Amatrice nel gelido gennaio 2017, quando tantissimi giovani si riunirono sotto la tensostruttura allestita per il Meeting dei Giovani della Chiesa di Rieti, nonostante la neve e le temnperature rigidissime. «Lì, per la prima volta – dice il vescovo – presentammo l’idea della Casa del Futuro, abbiamo sentito di quali e quante dimensioni era fatta la serie dei padiglioni, abbiamo pensato a come trasmettere e divulgare nel futuro l’idea formativa del passato».

Un progetto ambizioso, dalla grande portata, complicato sia nella realizzazione burocratica che in quella progettuale. Senza dimenticare passione e affettività. «Dobbiamo avere forte passione educativa per le persone: senza questo traino affettivo tutto diventa complicato e impossibile da realizzare», ha detto il vescovo a chiusura del convegno, prima di passare alla sede del MuDA per l’inaugurazione della mostra fotografica dedicata all’esperienza dell’Onpmi.

Un’immagine

Illustrando il cronoprogramma dei lavori, Pompili ha ribadito «che la ricostruzione non si improvvisa, ha i suoi tempi. E abbiamo cercato di fare un cronoprogramma rigoroso ma non irrealistico. Non promettendo che domattina tutto sarà fatto: chi dice questo ci sta ingannando! Per ricostruire ci vuole del tempo, ci vuole una procedura con cui confrontarci. E richiede anche tanta pazienza, la voglia di lasciare tutto all’aria è incombente». Dunque, per agire «occorre che ci siano anche dei tempi, che non sono però relativi, perché decidono di ciò che sarà: se si allungano oltremodo non ci sarà questa possibilità».

Per Casa Futuro la data prevista per fine lavori è agosto 2024. «Si tratta di demolire e ricostruire un’area così vasta e significativa. Per dare a quello che abbiamo avviato ad Amatrice una continuità nel tempo».

Cento anni per l’Opera di don Minozzi, “Casa del Futuro”: demolire e ricostruire senza dimenticare lo spirito originario

La Casa del Futuro che la Chiesa di Rieti intende costruire nell’area del “Don Minozzi”, come azione di rigenerazione post-sisma, è stata al centro degli interventi sul futuro dell’Opera Nazionale per il Mezzogiorno d’Italia, durante il convegno svolto il 17 agosto ad Amatrice in occasione dei 100 anni dalla fondazione dell’istituto.

La vasta area dell’Opera Don Minozzi – 500 metri quadri con una trentina di edifici – chiede di essere ripensata, nella ricostruzione, come un qualcosa di nuovo senza tradire l’ideale delle origini. Di qui l’ambizioso progetto di Casa del Futuro, che il vescovo Pompili, in seguito al protocollo d’intesa che ha messo insieme Curia, Comune, Regione, Famiglia dei Discepoli, Mibac e Miur, ha affidato all’estro dell’architetto Stefano Boeri. In rappresentanza dello studio di quest’ultimo, è intervenuto al convegno l’architetto Corrado Longa per presentare l’idea che tra qualche anno si spera possa trovare realizzazione.

L’ideatore del vasto complesso, Stefano Foschini, uno dei più grandi architetti della prima metà del Novecento, lo aveva pensato come «una cittadella, dove c’era una complessità di funzioni che sono state reinterpetati all’interno di una visione progettuale», ha spiegato Longa. I danni del terremoto hanno portato alcuni edifici ad essere già demoliti; quelli superstiti, seriamente compromessi, sono destinati anch’essi alla demolizione, «pur senza rinnegare lo spirito originario». Casa del Futuro si prospetta dunque come «un complesso di edifici e di spazi aperti, pensato per essere aperto alla città di Amatrice e reinterpretato nelle sue funzioni», con la dovuta attenzione «all’inserimento ambientale, alla sostenibilità ma soprattutto all’efficienza sismica». Il progetto si articola in quattro corti principali: una destinata a funzioni amministrative, dove troverà spazio la sede amatriciana del Museo diocesano e vi si ipotizza la collocazione anche del Municipio e della Polizia Stradale. La corte centrale, detta “del silenzio”, costituirà la sede dell’Opnmi e vi si ricollocherà la casa di riposo per anziani. Nella zona della chiesa, la terza corte da destinare all’accoglienza dei giovani, mentre la quarta corte si caratterizzerà per «spazi formativi, legati ai laboratori, al territorio, allo sviluppo della formazione dei giovani».