I vescovi delle “Aree interne”: «Spingere verso un diverso rapporto tra l’uomo e l’ambiente»

«Avviare un confronto comune per elaborare un piano di rilancio pastorale delle ‘aree interne’ del Paese, che sempre più si trovano a fare i conti con l’emarginazione, lo spopolamento e la crisi economica». È questo l’obiettivo dell’incontro che il 30 e il 31 agosto – per iniziativa dell’arcivescovo di Benevento, mons. Felice Accrocca – vedrà riuniti nel capoluogo sannita, presso il Centro “La Pace”, più di venti vescovi provenienti dalle diocesi di Piemonte, Umbria, Lazio, Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria. Tra i partecipanti al convegno ci sarà anche il vescovo di Rieti, mons. Domenico Pompili, che, celebrando il quinto anniversario del sisma del 2016, nell’omelia ha posto l’accento sull’importanza dei piccoli borghi e della loro ricostruzione.

«L’evento – spiega il vescovo reatino che è anche amministratore apostolico di Ascoli Piceno – prende spunto dall’intuizione che le numerose aree interne del Paese non devono vivere questo come un destino immutabile o come una ipoteca ‘per sempre’. La loro condizione può essere, infatti, reinterpretata anche alla luce dei cambiamenti intervenuti per esempio nel mondo del lavoro, nella qualità della vita. È cambiata anche l’accessibilità dei luoghi. Tenendo insieme tutte queste variazioni, non possiamo pensare a vivere questi luoghi riproducendo le forme del passato ma spingere verso un diverso rapporto tra l’uomo e l’ambiente».

Si riferisce a quella correlazione tutta da ritrovare tra città e montagna, o le cosiddette aree interne, cui accennava ad Amatrice?

Serve stipulare ‘un vero e proprio ‘contratto’ tra la città e la montagna. C’è un enorme debito che le città hanno maturato verso le aree interne che presidiano beni fondamentali come l’aria, l’acqua potabile, i laghi, le coste, i mari, i fiumi, i boschi.Tutto questo deve riverberarsi in una possibilità di vita. È il momento di onorare questo “debito” con un progetto di reciprocità economica. L’intenzione non è quella di riprodurre dei piccoli presepi ma di dare vita a centri che presidiano il territorio permettendo alle persone di viverci perché non sono solo luoghi sostenibili e ecologicamente attrattivi, ma anche luoghi dove è possibile usufruire di servizi tipici di una realtà cittadina. Se questo accade non verrà invertita la rotta dell’urbanizzazione ma sicuramente quote significative di popolazione potranno andare altrove decongestionando le città e ripopolando le aree interne.

Tutti temi particolarmente cari ai vescovi delle zone terremotate. Con lei a Benevento sarà presente anche mons. Renato Boccardo arcivescovo di Spoleto-Norcia…
Le aree terremotate sono quelle in cui il fenomeno dello spopolamento è stato reso ancora più evidente dai traumi del sisma. Ma si tratta di un fenomeno non generato dal terremoto. I luoghi dei crateri sismici devono poter rinascere non solo attraverso una ricostruzione fisica e materiale ma anche con una rigenerazione del territorio con nuove presenze che non siano limitate a quelle degli ex-abitanti, che a volte nemmeno vi ritornano, ma di persone che decidono di vivere in questi territori. Diversamente il rischio è che la ricostruzione accada senza che il tessuto sociale connettivo sia in grado di sostenerla.

Quale potrebbe essere una “pastorale” adatta ad accompagnare questa rigenerazione di cui parla?
Quella che annuncia il Vangelo e sostiene la vita. In questi tempi post terremoto e pandemia l’obiettivo della Chiesa è sostenere e rianimare la vita vacillante e, in alcuni casi, anche ripensarla. Lo sforzo della Chiesa, soprattutto nelle aree interne terremotate, è anticipare il disorientamento che ha vissuto l’intero Paese per il Covid. Venendo meno la compresenza fisica è sembrato che la Chiesa stessa fosse destinata in qualche modo a polverizzarsi. Il rischio esiste però occorre trovare forme diverse attraverso le quali stabilire relazioni che sono queste che riescono a fare sì che il Vangelo abbia cuore e gambe.

Dal Sir

Alla Biblioteca Paroniana si parla della situazione post sisma, il vescovo: «Dobbiamo fare i conti con una situazione generale fragile»

Nell’incontro di mercoledì 12 febbraio svolto nella Biblioteca Paroniana di Rieti, il gruppo Amici della Biblioteca Loris Brenci ha ospitato il vescovo Domenico per un intervento incentrato sul tema della ricostruzione nei territori colpiti dal sisma del 2016. L’intervento si è articolato in tre punti chiave che hanno toccato la tematica del dramma umano, quella dell’opera di ritessitura dei legami e dei beni materiali, e la capacità di risposta del territorio.

Il sisma, che ha causato un bilancio molto pesante in termini di vite umane, 249 vittime solo tra Accumoli e Amatrice, ha ulteriormente indebolito il già fragile tessuto comunitario. «Il corpo sociale è infartuato – ha spiegato il vescovo – e la tragica perdita di persone come il giovane Emilino, cowboy di nuova generazione, o di don Angel, hanno riaperto ciò che ancora non era stato rimarginato». Questo dramma continuo spinge le persone a trasferirsi altrove, e chi rimane in questi luoghi ancora intrisi di sofferenza sta imparando giorno per giorno il significato della parola resilienza.

A che punto siamo con la ricostruzione? Una domanda che ricorre frequentemente nei comuni del cratere, ma la risposta da dare non è affatto semplice. «Oggi dobbiamo fare i conti con una situazione generale fragile. La politica non si spinge mai oltre l’immediato perché vive di obiettivi di istantanea destinazione, e questo genera una produzione a singhiozzo». In merito tanta discontinuità, don Domenico ha ricordato che anche i numerosi cambi dei Presidenti del Consiglio e dei Commissari non hanno fatto altro che rallentare il processo di rigenerazione, reso ancora più complicato dalle norme di trasparenza e di legalità.

In merito all’azione diretta delle Diocesi, il vescovo ha illustrato il progetto di rifunzionalizzazione dell’aera del Don Minozzi, attraverso la costruzione della Casa Del Futuro che, al suo interno, riunirà quattro diverse corti. «Dopo due anni abbiamo concluso la fase della progettazione con l’architetto Stefano Boeri. Ora attendiamo la risposta dell’amministrazione per poter approdare alla conferenza dei servizi. Ciò dimostra che la ricostruzione deve affrontare una strada ripida, tuttavia non ci si deve mai scoraggiare di fronte alle difficoltà».

«La ricostruzione materiale non porta a nulla se non c’è una rigenerazione del tessuto umano. Il fenomeno dello spopolamento ha subito un colpo mortale con il sisma: nelle SAE i residenti sono dimezzati. Cosa si nasconde dietro questo disinteresse?». Anche in questo caso la risposta non è immediata e non si può solo fare riferimento alle istituzioni: dovrebbe aumentare, piuttosto, il numero di coloro che investono su questi territori.

«Ma non è tutto nero, bisogna continuare ad avere fiducia che qualcosa possa accadere. Quando si tocca il fondo, si può solo risalire» ha concluso monsignor Pompili ricordando le tante risorse stanziate per un terremoto, anche a seguito di una grande partecipazione emotiva. La ricostruzione dell’ospedale e la riapertura della scuola, ad esempio, costituiscono dei segnali molto importanti e fanno sparare che ci possa essere un’accelerazione.

Numerosi sono stati gli interventi da parte del pubblico. A chi ha fatto domande sulle sorti delle chiese danneggiate dal sisma, il vescovo ha risposto che la Chiesa si è adoperata fin da subito per la messa in sicurezza: «Il terremoto non è stato un evento puntuale e la messa in sicurezza ha garantito che gli edifici di culto non venissero danneggiati ulteriormente con il passare de tempo».

Auspicando l’elezione di un Commissario apolitico, don Domenico ha sottolineato l’importanza di salvaguardare i territori non metropolitani capaci di donare un’alta qualità della vita. In conclusione, ha ricordato che chiunque voglia continuare a esprimere la propria vicinanza alla popolazione, può farlo anche solo attraverso una gita che possa dare la possibilità di assaporare la cucina o di acquistare prodotti locali.

“Vite sospese”, don Luigi Ciotti a Rieti per discutere di ricostruzione partecipata e superare l’indignazione

Sarà la grande chiesa di San Domenico a ospitare l’iniziativa “Vite sospese”, promossa dalla sezione reatina di Libera in collaborazione con la Chiesa di Rieti.

L’incontro si terrà giovedì 11 aprile a partire dalle ore 11 e vedrà la presenza di don Luigi Ciotti, fondatore di Libera e del Gruppo Abele, affiancato dal vescovo Domenico e con la presenza di alcuni ospiti tecnici e istituzionali legati alle vicende del terremoto.

L’idea è quella di passare dall’«indignazione alla progettazione partecipata per nuovi modelli di ricostruzione». Le vite sospese sono infatti quelle di chi abita paesi distrutti dalle calamità che faticano a uscire dallo stallo successivo alla prima emergenza. Si allunga così il tempo delle soluzioni provvisorie, mentre l’orizzonte di una vera ricostruzione sembra sempre più lontano.

Non tutto per fortuna è fermo. Accanto ai rischi che l’immobilità e lo spopolamento portano sul territorio, si proverà allora a fare il punto anche sulle cose che funzionano, sui progetti avviati, sugli interventi aperti o in fase di avvio.

FIPAV Lazio e FIPAV Roma organizzano le finali scudetto Under 16F a Rieti e Amatrice

Il Lazio sarà protagonista delle Finali Nazionali CRAI 2019. Dal 28 maggio al 2 giugno, a Rieti e Amatrice, la FIPAV Lazio e la FIPAV Roma organizzeranno le finali scudetto della categoria Under 16 femminile. Sarà un grande manifestazione di pallavolo, l’ennesima in una regione da anni al centro dei palcoscenici italiani e internazionali. Dopo le finali U16M di Latina nel 2017, il cuore pulsante del Lazio batterà in un territorio che negli ultimi anni ha sofferto per le conseguenze del terremoto e per la difficile situazione relativa all’impiantistica sportiva.

«Chiedendo e ottenendo le finali nazionali nella provincia di Rieti volevamo dare un segnale forte a tutto il movimento – ha dichiarato il Presidente FIPAV Lazio Andrea Burlandi – un segnale di rilancio e di coraggio. Perché la pallavolo sta soffrendo nel reatino, ma è ancora viva e sa esprimere una profonda ricchezza sportiva e culturale. Il nostro sport non dimentica mai i suoi valori educativi e sociali».

Ha espresso soddisfazione anche il Presidente del Comitato Territoriale di Roma Claudio Martinelli: «Dal 2016 Rieti fa parte del Comitato FIPAV Roma e nonostante tante difficoltà devo fare un plauso alle società che continuano a rimboccarsi le maniche. Amatrice, una delle cittadine messe in ginocchio dal terremoto, per 5 giorni sarà sotto i riflettori della grande pallavolo italiana insieme a tutta la provincia di Rieti. Ci aspettiamo tanto pubblico e tanto entusiasmo, oltre a delle bellissime partite. Metteremo in campo tutte le collaudate capacità organizzative di uno staff reduce dal Mondiale 2018 per realizzare un evento indimenticabile di sport e solidarietà».

LE ALTRE FINALI
FINALE UNDER 18 MASCHILE – 4 – 9 giugno a Chianciano Terme
FINALE UNDER 16 MASCHILE – 28 maggio – 2 giugno ad Alba Adriatica
FINALE UNDER 14 MASCHILE – 14 – 19 maggio a Bormio
FINALE UNDER 13 MASCHILE (3vs3) – 24 – 26 maggio a Cavalese
FINALE UNDER 18 FEMMINILE – 4 – 9 giugno a Vibo Valentia
FINALE UNDER 16 FEMMINILE – 28 maggio – 2 giugno a Rieti – Amatrice
FINALE UNDER 14 FEMMINILE – 14 – 19 maggio a Chioggia – Rosolina

Le messe in sicurezza dopo il terremoto: per la Diocesi un impegno costante

Gli eventi sismici del 2016 hanno costretto la diocesi a un impegno straordinario per quanto riguarda la tutela e la conservazione degli edifici di culto e dei beni culturali. Un lavoro portato avanti con grande impegno da parte dei relativi uffici di curia, che interfacciandosi con gli apparati dello Stato stanno compiendo con discrezione e competenza operazioni tanto delicate quanto preziose. Le chiese, gli affreschi, i dipinti e le statue, ma anche le suppellettili sacre e perfino gli arredi, sono parte dell’identità delle popolazioni colpite dal terremoto. Salvaguardare questo complesso di cose equivale spesso alla conservazione di quelle memorie, personali e collettive, necessarie a dare continuità alla vita e anima alla ricostruzione.

Al momento vale la pena segnalare almeno una decina di operazioni, tra quelle ai nastri di partenza e quelle concluse. Riguardano soprattutto i fabbricati dei territori più colpiti di Accumoli, Amatrice e Leonessa, ma le conseguenze delle scosse sono presenti e richiedono aperture di cantieri anche in altre zone della diocesi.

Accumoli

Tra gli interventi di salvaguardia degli edifici di culto nel comprensorio di Accumoli, partiranno a breve quelli a Fonte del Campo. La frazione vedrà i lavori di messa in sicurezza della chiesa e in particolare del campanile. Un insieme di operazioni che consentiranno anche le necessarie operazioni sui fabbricati limitrofi.

Sempre nel territorio di Accumoli, sono imminenti anche i lavori sulla chiesa di San Giorgio Martire. Situato nella frazione di Terracino, il fabbricato sarà salvaguardato grazie al posizionamento di cerchiature metalliche, che saranno messe in opera subito dopo il consolidamento degli affreschi conservati all’interno.

San Giorgio Martire in Terracino. Messa in sicurezza degli affreschi
San Giorgio Martire in Terracino. Messa in sicurezza degli affreschi

È inoltre in fase di programmazione la gara di appalto per la chiesa dedicata alla Madonna delle Coste, posta appena fuori dall’abitato di Accumoli, nei pressi dell’area Sae. Sono previste operazioni importanti, che prevedono lo smontaggio della copertura, il recupero delle porzioni crollate, la messa in sicurezza e il sostegno delle pareti.

Accumoli, chiesa della Madonna delle Coste
Accumoli, chiesa della Madonna delle Coste

Amatrice

Nel comune di Amatrice, nei mesi scorsi, si è provveduto ad effettuare interventi urgenti per evitare ulteriori danni alla chiesa di San Pietro e Paolo nei pressi del cimitero della frazione di Prato, alla chiesa di San Francesco da Paola in Cornillo Vecchio e alla chiesa della Madonna dell’Addolorata in Collepagliuca.

Collepagliuca, campanile crollato della chiesa dell’Addolorata
Collepagliuca, campanile crollato della chiesa dell’Addolorata

Nella chiesa di San Pietro e Paolo è stato smontato il campanile, crollato sul tetto della chiesa con riparazione locale del manto di copertura. Interventi simili a Cornillo Vecchio, dove è stata smontata la porzione rimasta in piedi del campanile e recuperata una campana, mentre l’altra, cercata tra le macerie, non è stata ancora rinvenuta.

Smontaggio del campanile anche a Collepagliuca, che si presentava in condizioni molto precarie. Dalla chiesa sono state recuperate tutte le campane e tutti gli arredi.

Leonessa

Hanno invece preso il via l’8 di ottobre i lavori di messa in sicurezza del manto di copertura della Chiesa di San Francesco in Leonessa. Gli interventi sono mirati in particolare alla salvaguardia delle parti interne e degli affreschi, in particolare nella cappella del presepio.

Pescorocchiano

È di questi giorni la messa in sicurezza della chiesa di Santa Maria delle Grazie in Baccarecce di Pescorocchiano. All’interno dell’edificio sarà posizionata una rete in poliestere per prevenire la caduta di frammenti di intonaco dal soffitto: un intervento semplice ma efficace già visto nella Cattedrale di Rieti. All’esterno della chiesa, l’apposizione di una struttura in tubi giunti metallici garantirà la sicurezza della porzione absidale.

Rieti

Avviati di recente anche i lavori sulla chiesa di San Tommaso Apostolo in Cerchiara, frazione del Comune di Rieti. Gli interventi comprendono la puntellatura delle arcate interne alla chiesa e il consolidamento provvisionale di alcune finestre.
Sempre nel reatino, sono prossimi i lavori di messa in sicurezza della chiesa di San Sebastiano Martire, nei pressi di Poggio Fidoni. Il sisma ha reso necessari la cerchiatura delle pareti, il puntellamento dell’abside e di alcune arcate, il consolidamento di parte degli affreschi.

Terremoto, Di Berardino: il Consiglio Lazio semplifica la ricostruzione di edifici pubblici e privati

«Nei 15 comuni dell’area del cratere interessati dal sisma del 2016 saranno in vigore procedure semplificate per la ricostruzione di edifici sia pubblici che privati. Lo ha deciso nel pomeriggio il Consiglio regionale del Lazio votando il testo proposto dall’assessorato alle Politiche per la ricostruzione, che ha rimodulato – anche in collaborazione agli assessorati all’Urbanista e ai Lavori pubblici – l’emendamento del presidente e dei membri della XII commissione e il subemendamento proposto dal consigliere Fabio Refrigeri.
Da oggi gli edifici in area agricola potranno essere ricostruiti con una sagoma diversa rispetto a quella originale purché venga mantenuto il volume e la destinazione d’uso dell’immobile. Inoltre, i programmi e piani di opere pubbliche o di progetti privati di pubblico interesse potranno essere approvati anche in variante agli strumenti urbanistici; le pratiche saranno gestite interamente dalla Conferenza Unificata istituita presso la Regione, snellendo e semplificando l’iter autorizzativo.
Altra novità riguarda la possibilità, per i proprietari delle seconde case, di poter istallare moduli abitativi provvisori, salvaguardando così anche la vitalità dei territori e scongiurando lo spopolamento.
Il testo, oltre a raccogliere e razionalizzare le proposte emerse nel dibattito al collegato, dà risposta alle richieste, avanzate anche formalmente, dei sindaci dell’area del cratere elaborate durante il costante rapporto di collaborazione istituzionale».

Lo comunica in una nota Claudio Di Berardino, assessore alle Politiche per la ricostruzione della Regione Lazio.

Un convegno sugli interventi post-sisma svolti dall’Ufficio Tecnico della Diocesi di Rieti

Giovedì 30 maggio presso la Sala dei Cordari di Rieti si è svolto il seminario formativo “La progettazione nasce dalla conoscenza del danno del sisma” tenuto dal docente Massimo Mariani, ingegnere, architetto e componente del Consiglio del Centro Studi Cni.

Un evento che è stato uno delle undici tappe di un viaggio che percorre i luoghi d’Italia colpiti dai principali eventi sismici degli ultimi 110 anni.

Durante l’incontro si è discusso sulle tecniche adottate nel post-sisma per la messa in sicurezza degli edifici e sono stati illustrati i progetti realizzati dall’ufficio tecnico della Diocesi di Rieti in collaborazione con il professor Mariani. I progetti riguardano la chiesa di Sant’Andrea Apostolo in Configno, frazione di Amatrice, la chiesa del Santissimo Salvatore in Belmonte in Sabina e il Santuario di S. Giuseppe da Leonessa.

Le condizioni in cui versavano gli edifici, a seguito degli eventi sismici del 24 agosto e successivi, hanno reso necessario un tempestivo intervento di messa in sicurezza che possa escludere ulteriori danneggiamenti.

La chiesa di Configno ad esempio, al momento post sisma, mostrava danni diffusi, che pregiudicavano notevolmente la capacità strutturale del manufatto: esternamente si potevano osservare espulsione di materiale dalle murature e lesioni diffuse, mentre internamente erano visibili crolli di pareti. A tal proposito l’obiettivo dell’intervento di messa in sicurezza è stato quello di circoscrivere l’edificio e il campanile con un ponteggio, collegato opportunamente alla struttura e cerchiato con funi di acciaio.

Anche per la chiesa di Belmonte in Sabina le condizione post-sisma erano precarie: l’edificio mostrava lesioni diffuse alle murature, sia interne che esterne, lesioni al soffitto a cassettoni sulla navata principale e al controsoffitto delle cappelle laterali. L’intervento principale era volto a evitare crollo di materiale dall’alto e salvaguardare l’incolumità delle persone. Ciò è stato è stato realizzato mediante l’apposizione di una rete in poliestere ancorata alla muratura portante mediante dei telai realizzati con ponteggi.

Per il santuario di San Giuseppe da Leonessa, edificio di valore storico e artistico sia per la sua complessità strutturale sia per la presenza di opere d’arte quali affreschi e dipinti, la situazione post-sisma presentava invece danni diffusi ai diversi elementi costruttivi: la cupola maggiore era interessata da dislocazione di stucchi e ornamenti; gli archi laterali così come la facciata principale e la facciata secondaria presentavano lesioni nelle parti sommitali; in prossimità dell’ingresso secondario erano visibili lesioni alla volta sovrastante mentre il campanile presentava lesioni alla base.

Molteplici gli interventi eseguiti: il primo intervento ha previsto la protezione della teca di San Giuseppe e il sostegno della cupola maggiore mediante una struttura unica opportunamente collegata all’edificio per soddisfare le esigente di protezione e sostegno; il secondo intervento consisteva nella messa in sicurezza della torre campanaria mediante elementi di sostegno interni ed esterni; il terzo intervento prevedeva la messa in sicurezza dell’ingresso secondario mediante una struttura a sostegno della volta in modo da permettere la realizzazione in un percorso secondario, più breve, per accedere all’interno della chiesa in prossimità del santo; il quarto intervento prevedeva la protezione delle lesioni sulla facciata principale mediante l’apposizione di una rete metallica a salvaguardare eventuale distacchi di intonaco.

Altri interventi sono tuttora in fase di progettazione e altri ancora in fase di approvazione.

Il 25 e il 26 maggio ad Amatrice e Rieti incontri sul tema “Eventi catastrofici e Salute dell’anziano”

Si svolgerà venerdì 25 maggio ad Amatrice e sabato 26 maggio a Rieti il Congresso Sindem (Società Italiana di Neurologia-Demenza) Aip (Associazione Italiana Psicogeriatria) sul tema “Eventi catastrofici e salute dell’anziano”.

I lavori del Congresso, che si svolgeranno ad Amatrice presso la Chiesa Sant’Agostino e a Rieti presso il Salone Parrocchiale di Madonna del Cuore, coinvolgeranno tutto il cratere sismico (Umbria, Abruzzo e Marche), con la partecipazione di specialisti che, a diverso titolo, sono stati impegnati direttamente nell’assistenza e nella gestione delle criticità post-catastrofe.

Due le Aree principali all’interno delle quali sono stati strutturati i lavori: In primo luogo la necessità di fare il punto su quanto la comunità scientifica internazionale, allo stato attuale, ha messo in chiaro riguardo l’impatto delle calamità sulla popolazione anziana e, di conseguenza, su cosa andrebbe fatto per arginare le conseguenze negative dello stesso. In secondo luogo il congresso vuole essere, oltre che una riflessione sugli aspetti scientifico-teorici, la base per una declinazione degli stessi in approfondimenti di ricerca scientifica e, soprattutto, di implementazione di progetti di intervento concreto e continuativo sul territorio.

L’evento, visto il tema trattato, non si rivolge soltanto agli addetti ai lavori; è accreditato per le professioni di psicologo, medico chirurgo (medici di medicina generale, geriatri, neurologi, psichiatri), fisioterapista, infermiere, logopedisti, ma a tutti i cittadini che vogliono riflettere su quanto gli eventi catastrofici del 2016/2017 hanno prodotto sull’esistenza degli anziani del cratere sismico, con una particolare attenzione alle persone affette da patologie neurodegenerative.

Referenti della Segretaria Scientifica sono: Luisa Bartorelli, Anna Rosa Casini, Enrico Nicolò, Sabina Roncacci e Alessandro Stefanini.

«Capacità di sguardo e di cuore»: dalle famiglie del “Venerini Day” una mano ai bimbi terremotati

È arrivato dalle scuole cattoliche delle Maestre Pie Venerini un concreto gesto di solidarietà verso le popolazioni terremotate della diocesi di Rieti. In occasione del Venerini Day, celebrato lo scorso 11 maggio dagli istituti italiani che si rifanno al carisma di santa Rosa presso il centro pastorale San Michele Arcangelo di Contigliano, è stato infatti consegnato al vescovo Domenico un assegno con i proventi di una raccolta fondi promossa tra le famiglie degli alunni.

Un modo per contribuire alla ricostruzione che sarà destinato dal vescovo «al costituendo asilo di Amatrice, perché la vera scommessa di questi territori del terremoto è se la gente tornerà e rimarrà». E disporre una struttura a servizio delle famiglie e dei più piccoli può davvero essere un invito alla speranza, a riprendere la vita, a credere nel futuro di quelle terre tanto provate.

Ad essersi mosse per lo scopo sono nove scuole, sparse sul territorio nazionale, rappresentate a Contigliano da più di trecento bambini, altrettanti familiari, e duecento tra suore e insegnati.

I proventi della colletta sono stati consegnati al vescovo Domenico al termine di un breve momento di preghiera, condotto sul brano evangelico del buon Samaritano. «La prossimità non è il semplice stare accanto», ha spiegato mons Pompili: «siamo prossimi se siamo noi che ci muoviamo verso gli altri, non se stiamo fermi».

È qui che si innesta l’importanza di scelte educative come quelle portate avanti dalla Maestre Pie: mandare i figli in queste scuole vuol dire aiutarli a conquistare lo sguardo del Samaritano, «che non solo guarda, ma vede, perché non si limita a dare una mano, ma ci mette del suo».
Secondo il vescovo, infatti, i bambini di oggi «hanno bisogno di essere aiutati su due fronti: capacità di sguardo e di cuore».

«Un conto è guardare, un altro è vedere», ha aggiunto don Domenico, spiegando che «i nostri figli guardano tante cose, ma non sempre riescono a vedere veramente», e che il compito della scuola è quello di «far crescere questo sguardo che vede», coltivando il «cuore», l’ambito delle relazioni, anche per difendere i giovani dal pericolo dell’«anaffettività».

Un’incapacità di aprirsi e tendere la mano verso l’altro che i piccoli alunni delle Maestre Pie e le rispettive famiglie non sembrano soffrire.

Chiese e ricostruzione: tanti i lavori pronti a partire

Sono diverse le chiese danneggiate dal terremoto sulle quali stanno per partire i necessari interventi.

Due ordinanze del Commissario del Governo per la ricostruzione dei territori interessati dal sisma del 24 agosto 2016, infatti, hanno stabilito i criteri per la messa in sicurezza degli edifici a fronte di un panorama di interventi quanto mai vasto e articolato. È evidente infatti, che il consistente numero di edifici compromessi e il diverso grado di danneggiamento richiede differenti approcci. Edifici gravemente lesionati come la chiesa di Sant’Agostino ad Amatrice richiederanno un sostanziale intervento di ricostruzione, ma non tutte le situazioni sono così difficili.

Di conseguenza la prima ordinanza, diffusa lo scorso maggio, indica come criteri per l’individuazione dei centri urbani e degli edifici da inserire nel programma di intervento immediato l’assenza di altri luoghi di culto nell’ambito territoriale di riferimento della comunità, l’apertura al culto dell’edificio interessato alla data del 24 agosto 2016 e un livello di danneggiamento modesto, anche risolvibile con interventi strutturali di carattere locale.

Il costo complessivo per gli interventi selezionati e inseriti nel programma è stato stimato dagli organi di governo preposti alla gestione post-sisma ed è stato ripartito tra tutte le diocesi coinvolte nel cratere del Centro Italia. Per questo primo programma, la diocesi di Rieti ha visto inserite nell’elenco quattro chiese: due hanno completato l’iter progettuale, e sono quella dei SS. Dionisio Eleuterio e Rustico, comunemente conosciuta come San Dionigi, a Borgo Velino; la chiesa di Santa Maria del Cerreto della frazione Piedelpoggio di Leonessa; della chiesa di San Lorenzo Martire a Colle di Tora e di quella dedicata a San Nicola di Bari a Concerviano, invece, devono ancora essere presentati i progetti, in elaborazione dai rispettivi professionisti incaricati, che seguono l’iter previsto e normato nella stessa ordinanza, la quale entra nel merito anche delle procedure di affidamento dei lavori.

A questo primo programma di interventi, è seguito, in meno di due mese, un secondo elenco, che riprende dal primo l’intera struttura e le finalità. In questo programma, della diocesi di Rieti sono state le chiese di Cittareale (Santuario Santa Maria Capodacqua), Borgo Velino (San Matteo), Poggio Bustone (SS. Angeli Custodi), Posta (Santa Maria Assunta), Leonessa (Madonna delle Grazie), Limiti di Greccio (Santa Maria di Loreto), Castelfranco (San Giovanni Battista), Rieti (San Pietro Martire), Borbona (Santa Maria Assunta), Amatrice (San Pietro Apostolo, nella frazione di Nomisci), Posta (Santa Maria Assunta, nella frazione di Sigillo e San Vito Martire nella frazione Figino), Leonessa (San Vincenzo Ferrer) e Contigliano (San Filippo).

Come per l’elenco della prima ordinanza, per alcune chiese – le ultime sette – devono essere ancora consegnati i progetti, che si trovano in fase di elaborazione da parte dei progettisti, mentre le prime sette sono in fase di approvazione presso l’Ufficio Speciale per la Ricostruzione del Lazio.