La luce e la speranza della notte di Amatrice

Una memoria autentica perché difficile: «È questa – ha notato il vescovo Domenico – l’anima della veglia del 24 agosto ad Amatrice».

Difficile perché toglie il sonno, spezza la notte, obbliga l’attesa nel freddo. Costa la fatica di ricordare gli episodi più dolorosi, ma ha una sua ricompensa se l’oscurità si attraversa per ritrovare la luce e il calore, per fondare sul ricordo un’aspettativa di futuro.

Iniziato poco dopo la mezzanotte, il percorso che ha condotto alle 3.36 quanti si sono ritrovati nel campo sportivo ha fatto affidamento sulle gambe oltre che sui cuori. A piedi, infatti, si è tornati tra quanto è rimasto del centro storico del paese: poco più di quanto le abitudini visive di ciascuno riescano a ricostruire. Nella spianata creata dalle demolizioni, solo le fioche luci della fiaccolata hanno rischiarato i passi. Ma il buio non è mai stato assoluto: bassa sul profilo dei monti dominava la costellazione dell’Orsa Maggiore e tutto il cielo si è mostrato fitto di stelle. Quasi a dire che a volte occorre una quota d’oscurità per scovare i punti fermi.

Per i tanti che sono infine rientrati sul campo di calcio di Amatrice sono di certo i nomi di chi ha perso la vita nel terremoto: un lungo elenco letto per intero al quale hanno fatto eco altrettanti colpi di gong. Infine si è reso omaggio ai caduti lasciando le candele ancora accese ai piedi del memoriale nel parco comunale. E dopo la benedizione del vescovo, un augurio di buonanotte consapevole che, sopraffatti dai sentimenti, in pochi riusciranno a dormire.

A sei anni dal sisma, il 2022 è l’anno della vera partenza della ricostruzione

Alla vigilia della ricorrenza del sesto anno dal sisma, con una visita riservata ai giornalisti, il Commissario Straordinario di Governo alla ricostruzione, Giovanni Legnini, accompagnato dal sub Commissario Fulvio Maria Soccodato, dall’Assessore Regionale Claudio Di Berardino, dal sindaco di Amatrice Giorgio Cortellesi, dal vescovo di Rieti Domenico Pompili e dall’architetto Stefano Boeri, ha illustrato lo stato di avanzamento dei lavori dei cantieri dell’Istituto don Minozzi, del centro storico e dell’ospedale.

«Il senso di questo incontro – ha illustrato Legnini – è quello di far comprendere meglio lo sforzo enorme di enti pubblici e privati. Possiamo dire che dopo i primi 4 anni in cui non è accaduto nulla, ad oggi sono 485 i cantieri aperti di cui 156 conclusi. L’idea è che, dopo anni di fatica e di strada in salita, oggi siamo fiduciosi perché la costruzione della nuova nuova Amatrice è ripartita. I luoghi della distruzione ci ammoniscono, però, che occorre fare un percorso importante: raccontare agli italiani come sono stati impiegati i loro denari, stimolando la consapevolezza dello sforzo di un Paese intero».

Il vero anno della ripartenza, il 2022, segna l’alba di un nuovo giorno. Il sopralluogo si è aperto con la visita a quello che rappresenta il maggiore cantiere della ricostruzione privata, il rifacimento dell’Istututo don Minozzi, Casa Futuro. Con uno stato di lavori già avanzato, il progetto che riguarda una superficie di 17, 950 mq, si prefigge lo scopo di riproporre l’intuizione dell’architetto Arnaldo Foschini declinandola in quattro distinte corti: la corte delle Arti e dei Mestieri, la corte del Silenzio, la corte dell’Accoglienza e la corte Civica.

«Noi vogliamo che la vita del Don Minozzi torni ad essere pulsante», ha dichiarato l’architetto Boeri. «Stiamo ricostruendo una parte importante di Amatrice che, per sola estensione, equivale al centro storico. L’innovazione di questo cantiere – ha continuato – non è solo l’attenzione alla parte strutturale per garantire maggior sicurezza, ma anche l’uso delle macerie. I resti della vecchia struttura, infatti, saranno utilizzati sia per le superfici carrabili che per i pannelli delle facciate, secondo il principio di economia circolare. Si avvia, così, una rigenerazione che parte da sè stessa».

Don Savino D’Amelio, Superiore Generale della Famiglia dei Discepoli di Don Minozzi, ha sottolineato il dialogo che  il progetto ha mantenuto con l’idea del Foschini. «Le zone verdi, sono state ideate per riprendere l’antico come anello di congiunzione importante: chiunque abbia conosciuto il vecchio può ritrovarsi nel nuovo». Un nuovo che si apre ai giovani con la collaborazione dell’Università di Teramo e che è attento alla filiera agro-alimentare, grazie al supporto di Slow Food, ma che guarda anche all’accoglienza degli anziani che qui «hanno bisogno di vivere, non di morire».

La seconda area visitata è stata quella del centro di Amatrice. Sebbene sia ancora difficile delineare i confini di quelle che in passato erano le abitazioni, il Commissario ha stimato che, nell’arco dei prossimi 5 anni, i risultati della ricostruzione possano essere tangibili. La vera innovazione del progetto del centro storico sarà senz’altro quella dello Smart Tunnel.

«Il Tunnel sarà la spina dorsale della città, alla quale si collegheranno tutto l’abitato. Accoglierà tutti i sottoservizi, consentendo un facile accesso agli operatori. La raccolta delle acque piovane e il gas viaggeranno autonomamente. Questa è un’opera aggiuntiva che potrà garantire sviluppo nel tempo senza dover tornare a danneggiare la città» ha spiegato il sub Commissario Soccodato.

Infine, la presentazione del cantiere dell’ospedale di Amatrice, un progetto che, nel complesso, supera i 21 milioni di euro, sei dei quali provengono dal governo tedesco. «L’ospedale ospiterà 40 posti letto di cui 10 adibiti alla riabilitazione, secondo un’esplicita esigenza della popolazione. La struttura – ha concluso l’assessore Di Berardino – sarà conclusa in un paio d’anni e rappresenterà l’ospedale più avanzato dell’Appenino Centrale dal punto di vista tecnologico grazie all’uso della telemedicina».

Il Viaggio di Maria e Giuseppe a San Martino

Inaugurata domenica 19 dicembre la rappresentazione della natività “Il Viaggio di Maria e Giuseppe da Nazaret a Betlemme” nella frazione San Martino di Amatrice. Un vero e proprio percorso a stazioni per illustrare il viaggio che la Sacra Famiglia ha compiuto prima della nascita di Gesù.

«Cari pellegrini, in questo 2021, anche se segnato da tante situazioni dolorose sia per le conseguenze del terremoto, sia per la pandemia – ha ricordato il parroco di San Martino, monsignor Luigi Aquilini, – vogliamo andare incontro al Signore che viene in compagnia di Maria e Giuseppe. Da Nazareth, in Galilea, andarono a Betlemme per il censimento, dove Maria darà alla luce Gesù in una grotta, secondo la Parola dell’Angelo: “Maria, hai trovato grazia presso Dio, avrai un Figlio, lo darai alla luce e sarà chiamato Emanuele”.

«Vogliamo non solo ricordare ma vivere le emozioni di questi umili sposi che hanno creduto alla Parola del Signore. Attraverso sette tappe giungeremo alla chiesa di san Martino che, metaforicamente, rappresenta la chiesa di Betlemme ove incontreremo adagiato sul fieno un piccolo Gesù, che è la luce del mondo» ha detto don Luigi invitando i pellegrini a festeggiare il figlio di Dio che si fa uomo per salvarci.

La scelta della chiesa San Martino è indicativa e don Luigi, memoria storica del territorio ne ricorda il passato. «L’antica parrocchia ai piedi del monti della Laga, fu dichiarata tale nel 1767. Costruita dopo il 1200 vicino ad un antico cimitero di soldati francesi che facevano ritorno dalla battaglia di Tagliacozzo. La chiesa a navata unica e campanile a vela, faceva parete dell’antica abazia di S. Lorenzo a Trione. L’edificio conserva ancora vari affreschi e al suo interno c’è un’opera giovanile di Dionigio Cappelli».

«Purtroppo il terremoto del 2016 ha seriamente danneggiato la chiesa che, messa in sicurezza, attende di essere ricostruita».

Carlo Blasetti descrive la chiesa in questo modo «San Martino è parte del territorio che lo circonda. Conserva cospicua testimonianza di un passato ricco di civiltà e di storia: e una delle tante “opere nostrane” che merita di essere rispettata, custodita e, soprattutto, conosciuta»

In questa cornice è posta la struttura materiale dei sette villaggi del Cammino della Luce. «È opera ammirevole della passione e inventiva del maestro Gabriele Capriotti di Terracino di Accumoli e dell’impegno di Pina Campanelli di Macchia di Accumoli. La signora Luciana Millo che risiede per tutto l’anno a San Martino ed è custode della chiesa ha pensato, voluto e portato a termine con la sua carismatica presenza il lavoro. A tutti loro va il nostro doveroso e sentito grazie perché a chiunque percorrerà il Sentiero della Luce verrà offerto un mondo nuovo per accogliere il Signore» ha concluso don Luigi, donando ai presenti la benedizione.

L’affetto dei cavalieri di Cascia

In occasione dei 5 anni dal terremoto, il 22 agosto i Cavalieri di Cascia hanno fatto il trekking a cavallo da Cascia ad Amatrice, portando in dono una statua di santa Rita. La statua, benedetta nella basilica di s.Rita, è stata consegnata al parroco nel sagrato della chiesa di Sant’Agostino, con la presenza della cittadinanza.

I cavalieri hanno fatto due giorni di viaggio per trasportare la statua e don Adolfo ci tiene a ringraziare: «Grazie per questo gesto che hanno fatto, vuol dire che in questo dolore non siamo soli, ci persone che pregano con noi ogni giorno per farci guarire da queste ferite. che il Signore, continui a darci la forza per mezzo di S. Rita da Cascia».

L’Orchestra Fiati “Insieme per gli Altri” in favore di Amatrice

Per non dimenticare e sostenere il Comune di Amatrice,  lOrchestra Fiati Insieme per gli Altri il giorno del 26 agosto alle ore 21.00 presso l’ Auditorium , si esibirà in un concerto  a sostegno della città.

Prima dellesibizione si terrà una toccante cerimonia di deposizione di una corona in ricordo  delle numerose vittime del sisma.


Levento è stato organizzato con il patrocinio del Comune di Civitanova Marche (MC), e ha visto la fattiva e preziosa collaborazione in prima persona del Sindaco, Fabrizio Ciarapica.


Lorchestra Fiati Insieme per gli Altri”, al termine del concerto, farà dono di alcuni strumenti  musicali in favore della scuola di musica di Amatrice.


 Lorchestra Fiati Insieme per gli Altriè nata ad ottobre del 2019 per  volontà di Francesco Di Mauro (prima tromba) Andrea Mennichelli (direttore artistico),  Gianni Silvi ( presidente) Dario Matteucci ( Vice presidente) Angelo Sopranzi (consigliere) e ha tenuto il proprio battesimo a dicembre dello stesso anno. Unisce una cinquanta  appassionati musicisti che condividono l’esperienza del fare musica come elemento  aggregante, motivo di socializzazione e di partecipazione attiva al linguaggio dei suoni.


L’idea di fondo è quella di proporre buona musica esclusivamente a scopo benefico. musicisti che si esibiscono, infatti, non percepiscono alcun compenso e ad ogni concerto è  collegata una raccolta fondi in favore di associazioni di volontariato.


Sono già 30 i concerti allattivo che propone un repertorio ricco e variegato: dal Blues, al  Jazz e alle colonne sonore di famosi film, con omaggi a maestri del calibro di Astor Piazzola  ed Ennio Morricone, con la presenza di oltre 5.000 spettatori.


Riaperta a Nommisci la prima chiesa del territorio amatriciano

Lo scorso 18 dicembre erano state riconsegnate le campane e venerdì 13 agosto il loro suono ha rallegrato tutto il paese: finalmente riaperta la chiesa di San Pietro Apostolo a Nommisci. Gli interventi definitivi di messa in sicurezza e manutenzione straordinaria effettuati sul tetto della chiesa e nella sagrestia insieme al consolidamento della vela campanaria e di porzioni di muratura, coordinati dall’Ufficio Beni Culturali della diocesi di Rieti, hanno fatto sì che questa sia stata la prima chiesa del territorio amatriciano ad essere riaperta.

E c’erano proprio tutti alla celebrazione, dal signor Ottavio, con i suoi 98 anni, ai bambini che scorrazzavano nel cortile. Una festa che ha richiamato tutta la cittadinanza, ritornata nel paese di origine in occasione delle vacanze estive. «Siamo felici, quando manca solo qualche giorno al quinto anniversario del sisma, di poter condividere il frutto di collaborazione di tanti, pubblici e privati, in linea con lo stile che dobbiamo adoperare insieme. Questo è uno spazio privilegiato per fare tacere le parole umane e far risuonare quelle del Signore» ha detto il vescovo Domenico che è stato accompagnato nella celebrazione da don Savino D’ Amelio, don Luigi Aquilini e don Adolfo Izaguirre.

Di fronte alla tela con sant’Anna e Maria Bambina, don Domenico, recitando l’omelia, ha invitato a rivolgersi alle generazioni future con un occhio saldo al passato. «La nostra generazione è appiattita, la sensazione è che esista solo il presente, dimenticando quello che c’è alle nostre spalle e davanti. Se stiamo qui, però, è perché c’è stato un passato. Quello che noi oggi siamo è ciò che abbiamo ricevuto dai nostri genitori».

«Ripartire – ha continuato – è un atto di gratitudine a chi è venuto prima. Oggi, inoltre, rischiamo di perdere di vista anche il futuro. Solo attraverso il dialogo tra adulti e bambini in crescita si intuisce quello che è futuro, possibile solo se c’è rapporto. Dobbiamo avere gratitudine per chi ci ha preceduto e apertura verso coloro che vengono dopo di noi».

Dopo la benedizione, l’omaggio ai caduti davanti alla lapide affissa sul campanile che ricorda i defunti della Prima e della Seconda guerra mondiale. La festa si è conclusa con un rinfresco all’aperto. Tanto l’entusiasmo delle nonne che hanno accompagnato i nipoti, delle mamme e dei mariti. C’era anche Franco Gentile, il signore che a dicembre aveva salutato il ritorno delle campane con tanto affetto. Finalmente i loro rintocchi celebrano la vita.


Filetta: gli amatriciani sono tornati a festeggiare la loro patrona

«Oggi siamo in festa ed è duplice il motivo della nostra gioia e speranza» con queste parole don Savino D’Amelio ha aperto, domenica 16 maggio, la messa in onore della Madonna della Filetta, nello stesso giorno delle celebrazioni in onore dell’Ascensione. «Gesù, che ci coinvolge nel suo ascendere al cielo, ci ha donato il manifestarsi di Maria, che ha deciso di apparire nella conca amatriciana ad un’umile pastorella nel 1642. Questo è il dono più grande che la nostra comunità possa riconoscere da parte della Madonna perché è la garanzia della sua presenza».

Il terremoto prima, e il Covid poi, hanno totalmente stravolto questa sentita ricorrenza che si festeggiava con il pellegrinaggio verso il santuario della Madonna della Filetta, accompagnato dalle voci alternate degli uomini e donne che intonavano “Evviva Maria, Maria Evviva, Evviva Maria e chi la creò”. Se lo scorso anno la messa fu uno dei primi eventi post lock-down celebrati all’aperto, quest’anno, causa maltempo, la messa si è svolta all’interno del palazzetto dello sport di Amatrice, nel rispetto delle norme anti Covid.

Il coro c’era e la cittadinanza ha risposto numerosa. A guidare la liturgia, oltre a don Savino, erano presenti anche il vicario del vescovo, don Luigi Aquilini e don Adolfo Izaguirre, parroco di Amatrice. Non potendosi svolgere la tradizionale processione, i parroci hanno fatto sfilare la reliquia tra i fedeli cosicché ognuno, a distanza, potesse rivolgere la sua preghiera personale alla Madonna.

«Maria si è manifestata alla pastorella Chiarina Valente nell’umile segno di un cammeo, illuminato da un raggio di sole dopo un temporale. Questa è la dimostrazione che Dio non fa le cose per caso – ha detto don Savino durante l’omelia – ma ogni cosa ha un suo senso e sta a noi saper cogliere i segni che Egli pone nella nostra vita».

Rivelandosi come luce dopo la tempesta, Maria si configura quindi come la speranza che nasce dai momenti di difficoltà che, nel caso di questo territorio, possono ricollegarsi sia al sisma che alla pandemia. «Questi, non sono un castigo di Dio, perché Dio è buono sono, piuttosto, un richiamo a riflettere sul senso della nostra vita».

La celebrazione si è conclusa con il reliquiario che sfilava tra i fedeli scortato con cura don Savino, accompagnato dai canti tradizionali. Nei giorni precedenti però, don Adolfo, seppur con le limitazioni del caso, ha voluto mantenere vivo il rituale, esibendo la Madonna tra le diverse frazioni e aree Sae.

“Amatrice in cartolina”, un libro che racconta la storia attraverso le immagini

“Amatrice in cartolina”, un nuovo volume da aggiungere alla collana realizzata da Luigi Zaccheo e Luigi Sarallo. Il felice connubio nato tra immagini e storie messe in campo dai due autori ha dato vita a numerose pubblicazioni, sono infatti ormai venti i volumi realizzati dai due pontini tutti tesi alla valorizzazione dei beni artistici e monumentali. Gli autori inizialmente hanno preso in esame l’area territoriale della Provincia di Latina e ora con le ultime due pubblicazioni: “Amatrice in cartolina” e “Posta e Borbona in cartolina” si avventurano anche nel resto della Regione.

Luigi Sarallo, fotografo, con una passione innata per le immagini è uno dei più grandi collezionisti di cartoline d’Italia, ne raccoglie con meticolosità da molto tempo. Questa passione ha offerto lo spunto al fotografo di tracciare attraverso questi souvenir dei ritratti territoriali storici delle cittadine laziali, alle immagini si affiancano sempre i racconti e gli aneddoti culturali del Professor Luigi Zaccheo.

Sarallo dopo aver ripescato in lungo e largo immagini inedite dei paesi della provincia di Latina ha ampliato la sua collezione con gli altri “paesi in cartolina” nel Lazio e in occasione del drammatico sisma che colpì Amatrice, per una serata benefica dedicata alla raccolta fondi a favore delle popolazioni colpite, organizzata dall’associazione Futura di Latina, proiettò su un maxi schermo una video narrazione con i suoi cimeli d’epoca che ritraevano i paesi prima della devastazione. Le cartoline raccontavano il passato di questi centri e colpirono molto gli ospiti della serata per questo motivo Luigi Zaccheo e Luigi Sarallo anche con l’intento di ricordare quanto il terremoto avesse portato via in termini artistici e culturali, hanno deciso di realizzare i due volumi Posta e Borbona.

L’ultima loro pubblicazione “Amatrice in cartolina”, edito a cura del Comune di Amatrice e del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, si compone di 96 pagine. Nella prima parte del volume vengono ricordati i più importanti accadimenti storici, a partire alla nascita del comune e della sua precedente appartenenza al Regno di Napoli e la possibilità data ad Amatrice da parte degli Aragonesi di poter battere moneta. Ovviamente il testo accompagna il lettore per mezzo delle cartoline pubblicate, raffiguranti le immagini della città e del territorio limitrofo in un percorso intenso e realistico tra i monumenti, le abitazioni, le vie, i locali e gli scorci panoramici che il terribile terremoto del 2016 ha quasi del tutto cancellato.

L’ultima parte del libro è dedicata alla transumanza che i pastori di Amatrice hanno praticato per secoli. Anche questa pratica in alto I a copertina del libro in basso una cartolina d’epoca di Amatrice che si svolgeva nel periodo autunnale e invernale e che vedeva i transumanti muoversi nella Campagna Romana o in altre regioni e far ritorno ad Amatrice in primavera inoltrata, viene raccontata con delle rare cartoline che ritraggono le greggi in sosta nella piazze e nelle vie del comune in occasione di fiere.

Nel libro vengono ricordati anche tutti i monumenti e i maggiori palazzi del Comune, i sui personaggi illustri e anche i tanti terremoti che nel corso dei secoli hanno danneggiato gli edifici di Amatrice prima dell’ultimo terremoto del 24 agosto 2016 che si è rivelato uno dei più disastrosi. Gli autori hanno dedicato la loro ultima opera a tutti coloro che hanno sofferto e che hanno perso la vita nel terribile sisma di quattro anni fa.

Da Latina Oggi

Inaugurata la nuova sede dell’ufficio postale di Amatrice

Posta Italiane insieme al Sindaco della città Antonio Fontanella e alla Responsabile Piccoli Comuni della Regione Lazio Cristiana Avenali, ha presentato i nuovi locali presso il Centro Commerciale “Il Triangolo” con una piccola cerimonia d’inaugurazione, che si è svolta nel pieno rispetto delle distanze sociali e delle altre disposizioni di contenimento e di sicurezza individuali vigenti.

«Come Amministrazione – ha dichiarato il Sindaco Antonio Fontanella – siamo molto felici che l’Ufficio Postale ritrovi una posizione “centrale” rispetto alla quotidianità di Amatrice, concentrata, dopo il sisma, soprattutto nell’area dei due centri commerciali. Un sentito ringraziamento a Poste Italiane che ha raccolto le nostre richieste e ha reso i suoi servizi molto più fruibili per tutti i cittadini. Il percorso verso la normalità passa da tanti piccoli-grandi passi come questo».

Il nuovo Ufficio Postale di Amatrice è stato realizzato con l’utilizzo e l’applicazione delle più moderne tecnologie per coniugare sicurezza e qualità del servizio. Gli sportelli a disposizione dei cittadini sono polifunzionali, la sala consulenza dispone di personale qualificato per tutte le informazioni sui prodotti di risparmio e investimento offerti da Poste Italiane, lo sportello automatico “ATM Postamat” di nuova generazione è disponibile 24 ore al giorno per prelievi automatici di contante e molte altre operazioni.  A disposizione della clientela anche la connessione Wi-Fi gratuita alla quale si accede automaticamente con un’unica registrazione, quest’ultima valida in ogni area dove il servizio PosteWiFi è disponibile senza bisogno di autenticarsi nuovamente.
L’Ufficio é aperto dal lunedì al venerdì dalle 8:20 alle 13.35 e il sabato dalle 8:20 alle 12:35.

L’inaugurazione dell’Ufficio di Amatrice, uno dei punti dell’Accordo sottoscritto a gennaio dello scorso anno da Regione Lazio, Poste italiane e Anci Lazio, conferma la tradizionale vicinanza di dell’Azienda al territorio e l’attenzione verso le esigenze delle comunità ed é un ulteriore tappa nel piano di interventi in favore dei piccoli Comuni italiani, con il potenziamento dei servizi postali e finanziari e con iniziative di pubblica utilità per contribuire allo sviluppo economico e sociale dei piccoli centri.

L’installazione temporanea “Emotional rescue” arriva ad Amatrice

L’installazione itinerante “Emotional rescue” è un progetto che si nutre di bellezza, ideato dall’artista tessile e designer Susanna Cati circa tre anni fa. Composto da oltre 300 fiori tessili realizzati a telaio –  la metà concorrono a formare le installazioni mentre altrettanti sono distribuiti tra i ‘rescuer’ – il progetto è interattivo e coinvolge il pubblico a diverso titolo, a seconda del contesto in cui viene allestito.

I fiori/modulo in cui è articolato sono autentici ‘cacciatori’ di bellezza – quella nascosta, quella vituperata, quella da scoprire, riscoprire, proteggere o salvare – e quella così prepotentemente palese da non poter distrarne lo sguardo. In questo viaggio sempre in fieri, domenica 27 settembre, “Emotional rescue” arriverà ad Amatrice, in una veste ‘interattiva’ da scoprire, con l’intento di sottolineare la commovente bellezza della natura dei Monti della Laga nell’affacciarsi dell’autunno e, soprattutto, di sollecitare un recupero di quel patrimonio di bellezza storica, artistica, culturale che il sisma ha fortemente danneggiato, nell’attesa di vederlo restituito alla comunità.

L’installazione sarà allestita, a cura di Monnalisa Salvati, nel parco del Villaggio Lo Scoiattolo, loc.Ponte Tre Occhi, Amatrice, domenica 27 settembre 2020, a partire dalle 11.30 del mattino fino al tramonto.

ingresso e partecipazione liberi

Info: mob. 347 177 6001 – www.susannacati.art