Beni culturali: un ponte tra memoria e futuro

Il 18 marzo si è fatta memoria dei morti a causa del Covid-19. La giornata è stata istituita per continuare a riconoscere chi non c’è più, per trasformare in un patrimonio comune la loro esperienza. La memoria salva dalla precarietà del mondo. Lo abbiamo visto anche con il terremoto: quando il senso del limite diviene ineludibile e la tragedia dell’esistenza ci sovrasta, si sente il bisogno di trasmettere tra le generazioni scritti, immagini e opere d’arte che conservano la memoria del territorio e dei suoi abitanti.

Per questo compito la Chiesa ha sempre avuto consapevolezza e attenzione. Nel Lazio i beni ecclesiastici contano 180 istituti culturali: 85 biblioteche, 71 archivi, 24 musei. 1612 tra parrocchie ed enti ecclesiali sono proprietari di chiese e immobili e ad oggi sono state censite 137.955 opere d’arte. La tutela, la valorizzazione e la promozione di questo patrimonio, affidata alle 17 diocesi, alle abbazie e ai religiosi per i beni di loro proprietà, non si è fermata durante la pandemia. Il coordinamento è affidato alla Consulta Regionale Beni Culturali ed Edilizia di Culto, che vede di fianco al presidente un incaricato regionale e gli incaricati diocesani: laici e sacerdoti competenti e appassionati che, insieme ai direttori degli istituti culturali, si fanno carico della cura e della conoscenza di questi depositi del pensiero e della fede. Un’attività sostenuta dalla Cei con i fondi provenienti dall’otto per mille alla Chiesa Cattolica, ai quali si affianca la partecipazione delle diocesi, degli enti ecclesiastici e dei fedeli. A queste risorse si aggiungono i contributi nazionali e regionali e di enti pubblici e privati.

In questo campo, una situazione di particolare attenzione è rivolta alle aree colpite dal terremoto. Le diocesi hanno sostanzialmente completato la messa in sicurezza degli edifici ed è in avvio la fase di ricostruzione vera e propria. Quadri, statue, documenti, organi, suppellettili e arredi liturgici sono stati recuperati e sono ora protetti nei depositi in attesa di poter essere restituiti ai luoghi d’origine. «Il patrimonio culturale di interesse religioso è al servizio della missione della Chiesa: le opere d’arte aiutano l’anima a ricercare Dio e possono essere forme di ascesi e di catechesi», spiegava Giovanni Paolo II. Ogni comunità deve continuare l’attività della conoscenza, della conservazione, della tutela e della fruizione del patrimonio culturale, anche nella difficoltà della ricostruzione e della pandemia.

di Mons Domenico Pompili
Vescovo delegato regionale per i beni culturali e l’edilizia di culto
(pubblicato origianriamente su «Lazio Sette» del 21 marzo 2021)

Art bonus: come aiutare il restauro di alcune opere di Amatrice

«I nostri beni artistici, che hanno subito gravi danni nel sisma hanno bisogno anche del vostro supporto per il restauro», fa sapere il Comune di Amatrice. «Esiste da qualche anno uno strumento che consente di ricevere un credito d’imposta per ogni libera donazione effettuata all’interno del programma “ART BOUNS” del MiBCAT/ALES».

Tra i beni artistici eligibili all’ “Art Bonus” figurano due importanti opere di Amatrice:

· L’ organo della chiesa di S. Maria del Suffragio (o del Purgatorio)
· Pulpito ligneo della chiesa di San Francesco ad Amatrice

Al momento i due beni artistici sono conservati presso il deposito di Cittaducale.

Cos’è e come funziona l’«Art Bonus»

Ai sensi dell’art.1 del D.L. 31.5.2014, n. 83, “Disposizioni urgenti per la tutela del patrimonio culturale, lo sviluppo della cultura e il rilancio del turismo”, convertito con modificazioni in Legge n. 106 del 29/07/2014 e s.m.i., è stato introdotto un credito d’imposta per le erogazioni liberali in denaro a sostegno della cultura e dello spettacolo, il c.d. Art bonus, quale sostegno del mecenatismo a favore del patrimonio culturale.

Chi effettua erogazioni liberali in denaro per il sostegno della cultura, come previsto dalla legge, potrà godere di importanti benefici fiscali sotto forma di credito di imposta.

Le modalità di donazione debbono necessariamente essere tracciabili e quindi i metodi previsti sono i seguenti:
· tramite banca (es. bonifico)
· oppure tramite ufficio postale (es. versamento su conto corrente intestato al beneficiario)
· oppure mediante gli altri sistemi di pagamento previsti dall’art. 23 del DLgs. 241/97, cioè mediante carte di debito, di credito e prepagate, assegni bancari e circolari.
Come donare per i beni di Amatrice:

Potrete visitare il sito https://artbonus.gov.it/ e nel dettaglio

Pagina dedicata all’Organo del Purgatorio: https://artbonus.gov.it/1094-organo-di-fedeli-fedri-(1777),-chiesa-di-s.-maria-del-suffragio-(del-purgatorio).html
Pagina dedicata al Pulpito di San Francesco: https://artbonus.gov.it/1094-pulpito-ligneo-della-chiesa-di-san-francesco-ad-amatrice.html

 

Canonica chiesa di Sant’Agostino di Amatrice: iniziato l’intervento di messa in sicurezza

Sono iniziate il 1 settembre – con il supporto di mezzi dei Vigili del fuoco – le operazioni di rimozione e recupero delle macerie per la riduzione delle criticità nell’area della canonica della chiesa di Sant’Agostino di Amatrice.

La chiesa, che rappresenta una delle più rilevanti testimonianze degli insediamenti degli ordini mendicanti sul territorio, risale al XIV secolo e, com’è noto, è stata fortemente danneggiata dalla sequenza di eventi sismici a partire dal 24 agosto 2016 e dai seguenti del 26 e 30 ottobre 2016 e del 18 gennaio 2017, ed è stata, sino ad oggi, oggetto di lavori di messa in sicurezza e parziale rimozione delle macerie.

Le attività previste sono necessarie al completamento della fase conoscitiva dell’adiacente chiesa e a poter porre in atto gli ulteriori eventuali presidi per la cantierizzazione in sicurezza dell’intervento di ricostruzione della chiesa di Sant’Agostino.

Da Accumoli e Amatrice a Rieti per rivedere le opere scampate al terremoto, grazie alla Fondazione Varrone

Una visita carica di emozioni, quella di ieri pomeriggio al Varrone Lab di Rieti: a rivedere le tele e le statue delle loro chiese, i quadri e le pale d’altare del museo civico, le via crucis che ornavano le cappelle sono arrivate più di cinquanta persone di Amatrice e Accumoli. Il giro tra le opere e la sosta davanti ai singoli pezzi è stato commovente: coppie che sono arrivate da Roma per rivedere il quadro della Madonna davanti al quale si erano sposati, religiose che hanno pregato davanti alla statua mutilata di San Francesco, donne e uomini con gli occhi lucidi davanti ai bambinelli che per tradizione venivano esposti a Natale, persone incredule davanti alla tavola del Cola dell’Amatrice recuperata dal museo civico.

«Abbiamo fatto tutto questo per voi, per riavvicinarvi alle opere che vi sono care, per tenere alta l’attenzione e la speranza che la vita possa ripartire – ha detto il presidente della Fondazione Antonio D’Onofrio accogliendo il gruppo al laboratorio aperto dal 14 gennaio scorso nella piazza centrale della città – Ci preoccupa la lentezza con cui si sta ripartendo, ci preoccupa l’attenzione che sta calando su di voi, come se il vostro problema fosse risolto. Non è così e certo non saremo noi a risolverlo, ma la nostra piccola parte la facciamo volentieri, grazie anche all’accordo che abbiamo con le tre Soprintendenze che hanno titolo su queste opere. Senza quell’intesa, senza la sensibilità di soprintendenti e funzionari avremmo potuto fare ben poco. La vostra presenza oggi qui ci conferma nel nostro impegno».

Il consigliere comunale Alessio Serafini ha portato i ringraziamenti del Comune di Amatrice: «Queste sono cose che ci danno forza e speranza». A presentare le opere avviate al restauro è stato l’ispettore della Soprintendenza Giuseppe Cassio, che ha la responsabilità anche del deposito di Cittaducale dove sono custodite le migliaia di opere estratte dalle chiese del cratere. «Stiamo lavorando sodo, d’intesa con i vostri amministratori perché sentiamo l’urgenza del momento. Qui potete intanto rivedere alcune delle vostre opere più preziose, ma a giugno alla mostra che apriremo a Palazzo Potenziani potrete rivedere le croci processionali, i reliquiari e la Madonna della Filetta, di cui verrà restaurato per la prima volta anche il cammeo».

È stata poi la restauratrice Anna Paola Salvi a guidare il pubblico alla visita alle opere, rispondendo alle tante domande e curiosità. La visita – per la cui organizzazione è stata decisiva la collaborazione di Radio Amatrice e del Comune di Accumoli – si è conclusa con un arrivederci ad Amatrice, dove il 13 marzo verrà presentato il libro Fondazione Varrone-Electa sull’Arte ai piedi della Laga, pubblicato nel dicembre scorso.

Per chi è a Rieti e vuole visitare il Varrone Lab l’appuntamento è tutti i venerdì dalle 16 alle 17; per la visita serve la prenotazione, telefonando al numero 331 5459885 dal lunedì al venerdì in orario d’ufficio.

Varrone Lab aperto al pubblico e alle scuole

Apre al pubblico e alle scolaresche il Varrone Lab di Rieti, dove sotto la supervisione della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio delle province di Frosinone, Latina e Rieti, si sta lavorando al recupero dei beni artistici provenienti dal museo e dalle chiese di Amatrice e Accumoli in vista della grande mostra in programma a giugno a Palazzo Potenziani.

Per socializzare le operazioni di restauro, condotte da Anna Paola Salvi sotto la supervisione dell’ispettore Giuseppe Cassio, la Fondazione Varrone ha programmato un calendario di visite che tra febbraio e aprile vedrà il lunedì mattina dedicato agli studenti, il venerdì pomeriggio al pubblico.

I primi a visitare il laboratorio saranno i cittadini di Amatrice e Accumoli che potranno così rivedere tele, statue e pale d’altare custodite per secoli in quei paesi e portate a Cittaducale dopo il terremoto del 2016. Per loro la Fondazione ha organizzato il trasferimento a Rieti il pomeriggio del 7 febbraio, in collaborazione con i comuni di Amatrice e Accumoli che raccoglieranno le adesioni entro il 3 febbraio.

Per le scuole il calendario delle visite va dal 3 febbraio al 27 aprile ed è stato condiviso con i dirigenti degli istituti superiori di Rieti e provincia.
Per il pubblico la visita al laboratorio è consentita tutti i venerdì, dal 7 febbraio al 24 aprile, con esclusione del 10 aprile (venerdì santo), in un unico turno, dalle 16 alle 17, fino a un massimo di 25 persone alla volta.

Le visite sono gratuite ma è necessaria la prenotazione chiamando il numero 331 5459885, attivo in orario d’ufficio (dal lunedì al venerdì dalle 8,30 alle 13,30 e dalle 14,30 alle 17,30).

Conservare l’identità per non lasciare il territorio: inaugurato il Varrone Lab con il ministro Franceschini

Un obiettivo da raggiungere per aiutare la ricostruzione e mantenere il legame della popolazione con il territorio. Così il presidente della Fondazione Varrone, Antonio D’Onofrio, ha presentato il laboratorio di restauro delle opere d’arte danneggiate dal terremoto del 2016 inaugurato nel centralissimo palazzo Dosi, nel primo pomeriggio del 13 gennaio. Un’occasione che ha visto anche la presenza del ministro per i Beni Culturali, Dario Franceschini, che ha sottolineato la forza virtuosa della collaborazione tra pubblico e privato e la scelta di coinvolgere la città nel laboratorio di restauro perché le vetrine dei locali, affacciate sulla piazza, non faranno del laboratorio qualcosa di isolato, ma favoriranno la conoscenza dei lavori.

«Lavori su pezzi importanti non solo per il valore artistico, ma anche per quello identitario», ha sottolineato il ministro, parlando di un modello che sarebbe da riproporre anche altrove: «Mi è capitato, quando è stato necessario rimuovere le opere dai luoghi originari a causa del sisma, di ricevere tante lettere che temevano che le opere se ne andassero per il restauro e poi restassero fuori. Che ogni opera ritorni nel luogo da cui è stata recuperata è fondamentale. È bellissimo – ha aggiunto Franceschini – vedere come il patrimonio storico artistico sia un pezzo così centrale delle nostre comunità locali, ben oltre il valore materiale».

«Quello che ci sta a cuore è che la gente non vada via», ha ribadito da parte sua D’Onofrio: «il rischio è che se la ricostruzione continua ad essere così poco efficiente la gente si stanchi e vada via, fino a fare delle aree interne delle aree abbandonate. Quello che stiamo cercando di mettere in circolazione sono le cose che legano la gente al territorio: le tradizioni, le chiese, gli oggetti a cui erano affezionati: un modo per mantenere viva l’attenzione e il legame con il territorio».

Le opere presenti nel Varrone Lab di Palazzo Dosi per essere sottoposte al restauro, affidate alla restauratrice reatina Anna Paola Salvi, sotto la supervisione dell’ispettore Giuseppe Cassio, provengono dal deposito interno alla Scuola Carabinieri Forestali di Cittaducale, allestito dal MiBac in collaborazione con la Diocesi di Rieti. Pronte al recupero ci sono manufatti di pregio come la Madonna in trono con Bambino del XIII secolo, proveniente dalla frazione di Cossito, la Sacra famiglia con san Giovannino del 1527 di Cola dell’Amatrice e il trittico della Madonna del Latte dalla chiesa di Santa Maria delle Coste di Accumoli. Tra i dipinti il Sant’Emidio con la città di Accumoli del XVIII secolo dalla chiesa di San Francesco di Accumoli e il Sant’Emidio con la città di Amatrice del XIX secolo proveniente dall’omonima chiesa di Poggio Vitellino. E ancora, la Madonna del Rosario della prima metà del XVIII secolo, proveniente dalla frazione di Fasciano. Saranno oggetto di restauro anche numerose statue. Alcune opere richiedono azioni conservative e di ripulitura, altre interventi più profondi. bisognose di restauri. Alcune opere hanno subito strappi, lacerazioni, sfondamenti e quindi necessitano di interventi profondi.

La Fondazione ha annunciato di stare studiando le modalità per favorire la massima partecipazione della cittadinanza al lavoro del Varrone Lab, tenendo fede all’idea di mettere al centro dell’attenzione l’urgenza della rinascita dei paesi più colpiti dal terremoto. Un passaggio che segue da vicino la pubblicazione del libro Ai piedi della Laga, avvenuta a dicembre per i tipi di Mondadori-Electa, sempre in collaborazione tra la Fondazione Varrone, le Soprintendenze e i Comuni interessati e la Diocesi di Rieti per la valorizzazione e il riuso dei beni artistici scampati al sisma, in vista dell’apertura, in primavera, di una grande mostra a Palazzo Potenziani con le opere più significative provenienti dal Museo Civico e dalle chiese di Amatrice e Accumoli.

A Palazzo Dosi il laboratorio di restauro delle opere d’arte scampate al sisma: lunedì l’inaugurazione con il ministro Franceschini

Si chiama Varrone Lab il laboratorio che la Fondazione Varrone ha allestito a Palazzo Dosi per il restauro e la manutenzione di un importante pacchetto di opere d’arte recuperate ad Accumoli e Amatrice dopo il sisma del 2016.

Il laboratorio sarà inaugurato lunedì 13 gennaio alle 15,30 alla presenza dell’onorevole Dario Franceschini, Ministro per i Beni e le Attività Culturali, nei locali che hanno ospitato prima la Cassa di Risparmio di Rieti e poi Banca Intesa.

Una posizione centralissima in città scelta dalla Fondazione Varrone per mettere idealmente al centro dell’attenzione il tema dell’urgenza della rinascita dei paesi più colpiti dal terremoto, a partire dal recupero del patrimonio artistico a cui le comunità locali sono molto legate.

Dopo la pubblicazione del libro Ai piedi della Laga avvenuta a dicembre, l’apertura del laboratorio a Palazzo Dosi è il secondo passaggio dell’operazione promossa dalla Fondazione Varrone con le Soprintendenze e i Comuni interessati e la Diocesi di Rieti per la valorizzazione e il riuso dei beni artistici scampati al sisma, in vista dell’apertura, in primavera, di una grande mostra a Palazzo Potenziani con le opere più significative provenienti dal Museo Civico e dalle chiese di Amatrice e Accumoli.

L’architetto Stefano Boeri alla presentazione del libro su Amatrice

Ci sarà anche l’architetto Stefano Boeri mercoledì a San Giorgio alla presentazione del libro Ai piedi della Laga, il volume della Fondazione Varrone edito da Electa dedicato al patrimonio culturale ferito dal sisma del 2016. Porta infatti la firma dell’architetto italiano conosciuto in tutto il mondo il progetto di Casa Futuro, il grande piano di recupero e riuso della cittadella del Don Minozzi di Amatrice voluto dalla Diocesi di Rieti, cui è dedicato l’ultimo capitolo del libro, a firma del vescovo Domenico Pompili. Il libro stesso è il primo passo di un percorso più lungo intrapreso dalla Fondazione insieme a Soprintendenze, Comuni e Diocesi che comprende l’avvio, a gennaio, di un laboratorio di restauro a Palazzo Dosi e, in primavera, l’apertura di una grande mostra a Palazzo Potenziani dedicata all’arte sacra dei paesi della Laga.

«Per la Fondazione 2019 e 2020 sono gli anni in cui rimettiamo l’attenzione sui paesi colpiti dal terremoto», ha detto il presidente Antonio D’Onofrio presentando il libro in anteprima ai giornalisti: «È stata una tragedia vera, ma ancora più tragiche possono essere le conseguenze se i tempi della ricostruzione dovessero allungarsi a dismisura. Le nostre sono zone rarefatte, vuote: se non acceleriamo il territorio muore. Servono le case, certo, ma aspettando quelle bisogna mantenere la “colla” che c’è. E la colla, nei nostri borghi, sono le tradizioni, le usanze, i sapori. Questo libro racconta questo collante e prova a dare indicazioni meditate ad un dibattito sulla ricostruzione che ci sembra troppo urlato e inconcludente».

Ad illustrare il volume è stato il vicepresidente della Fondazione Roberto Lorenzetti, che ha rimarcato il contributo totalmente disinteressato dei 20 autori che hanno partecipato all’opera, aperta dalla prefazione del ministro Dario Franceschini e curato dai soprintendenti Monica Grossi, Paolo Iannelli e Paola Refice, col coordinamento editoriale del funzionario storico Giuseppe Cassio.

«Il libro è diviso in due parti», ha detto Lorenzetti: «La prima, Memorie, arte e devozione, racchiude autorevoli contributi di carattere storico-artistico dedicati alla storia e ai beni culturali presenti nei paesi della Laga. La seconda parte, Dalle rovine alla luce, documenta invece il lavoro svolto dal MiBACt dopo il terremoto per recuperare e conservare quanto più possibile il patrimonio culturale dell’area del cratere. È stato un lavoro immane, nato da una collaborazione voluta dalla Fondazione tra Soprintendenze, Comuni e Diocesi: crediamo infatti che niente come i beni culturali rappresenti il trait d’union tra passato e futuro».

Il volume (223 pagine a colori) sarà distribuito mercoledì pomeriggio in omaggio a chi verrà alla presentazione, in programma a partire dalle 17 a San Giorgio. Dal 14 gennaio sarà in vendita in tutta Italia.

Rieti Digital, protagonista il percorso espositivo multimediale “Tramandare il Bello”

Comune e Diocesi di Rieti insieme per il Rieti Digital 2019. E’ fissato per il pomeriggio del 16 novembre, presso la sala consiliare di Palazzo di Città l’illustrazione dell’esperienza maturata ad Amatrice dove, dopo due anni dal sisma che ha colpito il centro Italia, è stato allestito il percorso espositivo multimediale “Tramandare il Bello. Il recupero dell’eredità culturale per una nuova sintonia con il creato”.

«È uno dei numerosi eventi – ha dichiarato Elisa Masotti, assessore all’innovazione tecnologica e alla digitalizzazione del Comune di Rieti – che arricchirà la maratona digitale in programma nella tre giorni che va dal 15 al 17 novembre prossimi. Il cartellone degli eventi spazierà a 360 gradi coinvolgendo cittadini, scuole, istituzioni e aziende con l’intento di contribuire a diffondere, nell’era della quarta rivoluzione industriale, la cultura del digitale che avanza inesorabilmente in tutti i settori del nostro vivere».

L’intervento sarà a cura dell’Ufficio Beni Culturali ed Edilizia di Culto UBCEC della Diocesi di Rieti. «Per l’allestimento del percorso, considerando il particolare contesto in cui ha preso forma, è stata ideata un’esposizione che fa ricorso alle più recenti e innovative applicazioni della comunicazione multimediale quali realtà aumentata, virtuale e videomapping per permettere nuovi modi di fruizione dei beni culturali e garantire una visita dal carattere esperienziale e interattivo. Avendo ben chiari gli obiettivi da cui scaturisce l’iniziativa, che risponde alla convinzione che il patrimonio, tangibile nelle numerose opere d’arte e connesso ad altrettanti beni immateriali rappresentati da usi, riti e tradizioni, sia la testimonianza della memoria materiale e spirituale del territorio, si è cercato di creare uno spazio per mettere a disposizione di tutti qualcosa dell’eredità culturale salvata. Le opere non sono direttamente presenti, ma ricostruite attraverso modelli digitali il più possibile simili ai loro corrispettivi reali e tramite una specifica applicazione, inquadrando con la fotocamera di dispositivi quali smartphone o tablet alcuni marker, è possibile far comparire sullo schermo le opere riprodotte digitalmente e percepibili come presenti nell’ambiente reale. L’esperienza della Diocesi – hanno dichiarato dall’Ufficio Beni Culturali ed Edilizia di Culto UBCEC della Diocesi di Rieti – si iscrive quindi nel caso delle nuove tecnologie e nuovi linguaggi multimediali applicato ai beni culturali».

«Non solo in questo caso del post-terremoto il digitale si rivela una risorsa – ha sottolineato il vescovo di Rieti monsignor Domenico Pompili – credo che anche nella fruizione del nostro territorio così ricco di memoria storica ed artistica si debba trovare modo di valorizzarla grazie ai nuovi linguaggi digitali».

“Libera l’arte”, anche una statua di Amatrice nel progetto del gruppo Colgate-Palmolive

Modalità e creatività per introdurre una linea di prodotti in una nuova area di mercato ce ne sono tante. Per far conoscere agli italiani “Sanex” il gruppo Colgate-Palmolive ha pensato di “scardinare” le classiche leve della pubblicità tout court ed, in partnership con Fondaco Italia (www.fondacoitalia.it), ha deciso di investire nella valorizzazione del patrimonio storico-artistico del nostro Paese con l’obiettivo di intraprendere un rapporto diretto con le comunità locali e con i consumatori.

Dal 9 settembre, otto opere d’arte, in cinque regioni d’Italia (Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna, Toscana e Lazio) saranno in gara per tornare all’originario splendore, grazie alla partecipazione attiva di tutti i cittadini italiani, che sono invitati a votare l’opera preferita sul sito www.sanex.com/it-it.

Il processo è semplice e veloce, non sarà necessario registrarsi o fornire alcuna informazione personale. La proclamazione della vincitrice, l’opera più votata, avverrà il 9 ottobre e la riconsegna dell’opera restaurata è prevista entro gennaio 2020. L’auspicio è che attraverso Sanex il progetto trovi la più ampia diffusione e grazie ad un’energia contagiosa si scateni una grande partecipazione attiva!

Il connubio tra i prodotti Sanex e l’arte non è casuale. Infatti le splendide opere d’arte del nostro Paese sono soggette a deterioramento. Allo stesso modo anche la pelle nasce perfettamente sana e levigata, ma, inesorabilmente, l’inquinamento e gli agenti esterni, come lo stress o l’uso di prodotti chimici aggressivi, con il passare del tempo, agiscono causandone il deterioramento. La linea a marchio Sanex mantiene la pelle sana attraverso prodotti rigorosamente formulati riducendo al minimo gli ingredienti chimici non necessari e gli allergeni.

Parteciperà al progetto anche un bene proveniente dalle zone del terremoto del Centro Italia, in particolare da Sommati di Amatrice, una statua processionale del XX secolo in gesso modellato, dipinto e cartapesta gessata dipinta. Autore ignoto di bottega dell’Italia centrale. Proviene dalla chiesa di Sant’Egidio colpita dal sisma.

Monsignor Domenico Pompili, vescovo di Rieti: «Sono molto contento che si sia pensato di far partecipare al progetto “Libera l’arte” una statua “vittima” del sisma che ha colpito il centro Italia. E’ importante portare l’attenzione sul valore dei beni culturali ed allo stesso modo credo che sia importante tenere acceso il faro su questa vasta area territoriale che comprende i Comuni di Amatrice, di Accumoli e con loro tantissime frazioni e borghi nei confronti dei quali, come anche di recente ebbi a dire, poco è stato fatto per l’assenza di un progetto di rilancio a lungo termine. Spero che la partecipazione a tale progetto possa diventare un segnale importante ed è per questo che invito tutti a votare per il restauro della statua della Madonna con Bambino della Chiesa di Sant’Egidio di Sommati frazione di Amatrice! Grazie».

Le altre opere in votazione: la statua di Artemide di Palazzo Reale a Torino, la statua della Madonna del coazzone del Castello Sforzesco di Milano, la Fontana del Delfino a Bergamo, la statua di Giovane donna all’Arengario di Monza, il gruppo scultorea della statua di Pomona di Palazzo Ducale del Giardino di Parma, la statua della Venere di Milo dell’Accademia di Belle Arti di Firenze, la statua di Santa Teresa del pronao della Chiesa degli Artisti a Roma.
Un grande gruppo internazionale che, riconoscendo il valore dell’arte italiana, sarà protagonista del restauro di una di esse e nel contempo contribuirà a pubblicizzare i luoghi che le accolgono. Un percorso innovativo di comunicazione, una modalità concreta di responsabilità sociale d’impresa per fare cultura e valorizzare l’arte attraverso la partnership tra Sanex Colgate-Palmolive e Fondaco Italia.