Incontri di comunità: l’importanza di ritrovarsi insieme per fare qualcosa di utile

Giornata di incontri riepilogativi, quella del 27 giugno, che ha visto il vescovo Domenico interagire con le comunità di Pallottini e di Borbona per riflettere insieme sull’utilità che questi dibattiti, iniziati tra gennaio e febbraio, hanno avuto sugli abitanti del posto.

Disposti in circolo, i partecipanti, accompagnati da un esercito di bambini, sono stati invitati dal Vescovo ad esprimere le proprie impressioni su un gruppo che, di fatto, si è ritrovato a condividere qualcosa di positivo secondo quello che monsignore chiama: «il potere unificatore del terremoto», intendendo come, in una condizione così difficile, si è comunque riusciti ad avere un’opportunità di condivisione.

A Pallottini la prima a prendere la parola è la signora Luana, veneta di nascita ma fiera cittadina di Cittareale, che esprime il suo entusiasmo sottolineando l’importanza che gli incontri di comunità hanno avuto per i bambini. Proprio i più giovani, infatti, come ribadito dal Vescovo, vivono oggi in una situazione di solitudine e la missione sta nel farli stare insieme per tirali fuori da questa dimensione e donare loro la capacità di espressione.

D’altro canto, i bambini sono il nostro futuro, e insegnare loro le tradizioni attraverso i canti tradizionali, seguendo l’esempio di Piero Casini, o con la vicinanza con le persone anziane, diventa un modo di interazione e scambio generazionale, elementi che si ritrovano nei racconti di suor Jolanda e della signora Elisa che mette in luce il fatto che gli stessi bambini portino gioia nella vita delle persone di una certa età, rendendo meno pesanti le loro giornate. In effetti, come afferma il marito della signora Luana, anche lui veneto, in questi territori c’è qualcosa che, diversamente, è andato perduto nelle città del nord: il senso della tradizione.

Monsignor Pompili si sofferma proprio sull’importanza del termine “tradere” ovvero “trasmettere o tramandare” e, dopo averlo paragonato ad un fiume che scorre, sostiene che: «la vita sia fatta di questa trasmissione, ma quello che caratterizza la nostra generazione di adulti definiti, infatti, come eterni Peter Pan, è il fatto di non guardare verso il futuro, ma di restare ancorati al passato bramando la giovinezza dei fanciulli. Questa sorta di infantilizzazione ci fa perdere, però, il focus sulle necessità dei più giovani che sono essenziali al funzionamento della società poiché è solo attraverso i più piccoli che si raggiunge tutta la comunità, perché i bambini hanno la capacità di mettere insieme tutti». Tale connessione deve passare anche attraverso la figura degli anziani in quanto come afferma papa Francesco: «i nonni e i nipoti camminano insieme».

Il tema dell’infanzia ritorna anche tra le mura della ex scuola Domenico Lopez di Borbona dove il vescovo ribadisce l’importanza di ritrovarsi insieme per fare qualcosa di utile per i ragazzi piccoli perché, alla fine: “quello che conta anche in una situazione particolare come quella dei nostri territori, è cercare di offrire dei momenti di aggregazione e far sì che le famiglie non si sentano isolate nel far crescere questi fiori”. Per certi aspetti, continua Monsignore: «il terremoto è stata un’ occasione triste che ci ha messo, però, nella condizione di fare cose che forse non si sarebbero fatte, cercando di vedere gli aspetti positivi, stimolo a fare qualcosa in più. Mentre la ricostruzione si fa attendere, noi dobbiamo vivere e, soprattutto, dobbiamo far crescerei più piccoli, dobbiamo trovare la forza e la determinazione per cercare, nonostante la situazione, di fare delle cose belle insieme».

E di cose ne hanno fatte tante questi bimbi che, con l’aiuto di nonne definite “eroiche”, hanno imparato a cucinare, specializzandosi nella realizzazione delle frappe, tipici dolci di Carnevale, a realizzare oggetti per le diverse festività.

Un particolare ringraziamento è stato poi mosso ai ragazzi del Centro Giovanile che hanno promosso importanti iniziative come quella della donazione del sangue o della collaborazione con gli anziani del centro RSA.

Alla luce di quanto detto, è stata ribadita, in conclusione, l’importanza di continuare quest’opera di condivisione e partecipazione che deve passare anche attraverso le feste religiose e i centri estivi e non ci si deve far scoraggiare dai numeri, perché già solo il fatto di vedersi e avere la possibilità di fare esperienza insieme non può essere altro che positivo.

Le uova di Pasqua di Amatrice sono arrivate da Bolzano: «Volevamo portare un sorriso ai bambini»

L’associazione di volontariato Help nasce a Bolzano da un’idea. Un’idea semplice, ma certamente non scontata: la salvaguardia delle istituzioni e della popolazione, attraverso gesti di supporto, vicinanza e solidarietà verso coloro che vivono momenti di difficoltà o disagio.L’idea di fondo arriva da esperienze più ampie e lontane, come quelle intraprese dal fondatore dell’associazione Giovanni Saggese, militare dell’Esercito Italiano.

«In passato ho avuto pregresse esperienze di supporto alla popolazione sia in territorio nazionale che all’estero, anche nell’ambito di operazioni umanitarie, svolte per lavoro o come volontario», racconta Giovanni. «Ma negli ultimi anni mi sono reso conto che purtroppo, e nessuno me ne voglia, il sistema di Protezione Civile in Italia spesso ha qualche problema. Aiutare ovviamente non vuol dire che tutti debbano essere esperti soccorritori o rocciatori. Per aiutare basta poco, bastano quelle opere sociali, che comunque vanno gestite bene, in sicurezza, anche nel semplice gesto di portare una carezza a chi ne ha bisogno. Bisogna aiutare senza la necessità di essere soccorsi».

Naturalmente, per dare un riscontro concreto ai propri obiettivi occorre innanzitutto formazione, e pazienza: «Siamo sempre partiti dalla volontà di fornire supporto alla popolazione, in tutte le forme. Oggi è molto complicato trovare persone, soprattutto giovani, che vogliano impegnarsi in progetti di volontariato, che dunque non implicano ritorni nè economici nè di altro tipo. È necessario dunque incentivarli, spronarli, ricordando loro che quando a qualunque livello si offre un supporto a chi soffre, noi stessi diventiamo la bandiera della nostra Nazione, un segnale in cui intravedere una speranza alla quale aggrapparsi».

Da piccoli eventi di beneficenza attuati nella zona di Bolzano, l’associazione decide quest’anno di indirizzare la propria solidarietà nelle zone terremotate del centro Italia, con un pensiero particolare ai bambini, i bambini di Amatrice, dove Giovanni ha prestato soccorso dopo il sisma del 2016. «Abbiamo pernsato a loro, a coloro che un giorno ricorderanno il loro paese come era una volta», che saranno la memoria storica di quanto accaduto.

«Tramite l’associazione Amatrice siamo noi ho conosciuto Susanna Lombardi –  racconta ancora Giovanni -, insieme a lei e naturalmente in accordo con l’associazione che rappresento abbiamo deciso di portare la nostra solidarietà durante le festività pasquali al paese del reatino travolto dal sisma».L’idea si concretizza nell’iniziativa Un Uovo per Amatrice: coloratissime uova di Pasqua di cioccolato, ben 170, vengono portate alle pendici dei Monti della Laga con lo scopo di dipingere un sorriso sui visi deigli sutdenti della scuola della prima infanzia, delle scuole elementari e delle medie. Un progetto caldo e molto sentito portato a compimento grazie alle generosità dei soci, di amici e simpatizzanti dell’associazione Help e di tante raltà commerciali che si sono messe a disposizione per contribuire alla raccolta fondi.

«Dobbiamo dire grazie alla Cerealitalia che ci ha fatto un’ottima proposta economica vista la destinazione delle uova, alla Ferrero che ci ha donato due bei scatoloni di dolci, e a tutti coloro che a vario titolo ci hanno dato una mano. È grazie alla loro generosità che siamo riusciti ad acquistare le uova e ad aggiungere una bella spesa alimentare di prodotti a lunga conservazione da distribuire alla popolazione, grazie ai riferimenti della signora Lucia e di suo marito Antonio, abitanti del posto».

La distribuzione delle uova di cioccolato per i piccoli è avvenuta nei giorni scorsi nel Centro di Comunità Caritas di Amatrice, dove insieme a Giovanni e alla signora Emanuela sono arrivati in rappresentanza della Croce Rossa Italiana comitato di Sondrio il Ten. Pierangelo Leoni e il Cap. Fausto Giugni, grazie all’assenso della presidente dottoressa Giuliana Gualteroni.«È una piccola cosa, ma speriamo abbia portato un sorriso e dato la percezione alla popolazione che il loro dramma non è stato dimenticato dalla popolazione italiana», dicono dall’associazione Help, auspicando di tornare nelle zone del Centro Italia a manifestare segnali di speranza e solidarietà alle comunità colpite da tanto dolore.

La Caritas a fianco delle “Vite sospese” dal terremoto. Alla ricerca di una ricostruzione condivisa

Sono vite sospese quelle che abitano l’area del sisma che nell’agosto 2016 ha fatto crollare Accumoli e Amatrice. Una vera ricostruzione ancora non si vede e i problemi restano sul tavolo, con il rischio del definitivo spopolamento e di infiltrazioni del malaffare. La situazione di stallo preoccupa la Chiesa e Libera, l’associazione contro le mafie fondata da don Luigi Ciotti.

Di conseguenza giovedì 11 aprile si è svolto un incontro pubblico proprio alla presenza di don Ciotti per capire come passare “Dall’indignazione alla progettazione partecipata per nuovi modelli di ricostruzione”.

Un’occasione che ha visto don Fabrizio Borrello, direttore di Caritas diocesana, intervenire a partire dalle scolaresche che hanno affollato la grande chiesa. E rivolgendosi ai ragazzi li ha invitati a portare avanti la battaglia per la legalità e la solidarietà.

I dati di Caritas diocesana, sempre concretamente ed attivamente presente nelle zone del sisma, offrono un osservatorio ad ampio raggio sulle problematiche morali e materiali con le quali combattono le persone nelle zone terremotate.

«Vorrei dare una lettura che fotografi la situazione dei comuni di Accumoli e Amatrice oggi, sotto l’ottica di due punti di vista: secondo i dati ufficiali e secondo quelli dell’osservatorio del centro di ascolto messo in piedi da Caritas», ha spiegato il sacerdote. Dalle informazioni illustrate da don Fabrizio, emerge uno spopolamento pari a circa il nove per cento dopo il terremoto, sia nel territorio di Accumoli che in quello di Amatrice. Una sostanziale tenuta dei due paesi nonostante la totale devastazione, che non contraddice però il processo di spopolamento iniziato giù svariati anni prima.

«La popolazione residente inoltre – prosegue don Fabrizio – non coincide con la popolazione dimorante stabilmente, è molto presente il fenomeno del pendolarismo scolastico, universitario e lavorativo, e sono sempre alte le presenze del fine settimana rappresentate dal popolo delle seconde case».

Un panorama di problemi complesso, la cui soluzione non può che passare da un ragionamento collettivo, oltre che da un’efficace azione istituzionale.

 

Al centro Caritas di Amatrice si preparano le frappe!

E che Carnevale sia! L’incontro di comunità di martedì 26 febbraio nel centro Caritas di Amatrice ha avuto il sapore dei golosi dolciumi che caratterizzano la festa delle maschere.

Circa una ventina le signore che indossato il grembiule hanno disposto insieme gli ingredienti per la preparazione delle cosiddette “frappe”, o “chiacchiere” che dir si voglia.

Mani in pasta, le partecipanti hanno hanno dapprima realizzato la sfoglia e successivamente fritto i dolci nei fornelli posti all’esterno della struttura dagli operatori. Un momento di comunione che si è distinto per l’atmosfera densa di momenti di confronto, di creatività e di grande collaborazione.

E naturalmente, quale miglior modo per concludere degnamente il tutto se non assaggiando e facendo assaggiare i succulenti frutti del proprio lavoro.

 

Lo show di bolle di sapone del clown Bertoldo regala allegria agli ospiti della Rsa

Una mattinata “colorata” nella struttura RSA San Raffaele di Borbona: giovedì 21 febbraio a far compagnia agli ospiti è infatti arrivato il sorprendente “Bertoldo Bubble Show”. Il clown sognatore  Bertoldo, artista dell’Accademia Eventi e Spettacoli, ha stupito tutti con le sue performance realizzate con bolle di sapone, ha regalato ai presenti emozioni e stupore: in pochi secondi si sono materializzate gigantesche bolle con suggestivi effetti colorati, vere e proprie sculture di acqua e sapone realizzate con fantasiosa sapienza.

Un’atività ricreativa svolta nell’ambito del progetto “AnimataMENTE”, promosso dalla Chiesa di Rieti all’interno della struttura ed attuato grazie alla collaborazione dei volontari della Caritas dicoesana. Un’iniziativa che ha preso avvio nel novembre 2018 e prevede appuntamenti ludici, ricreativi e artistici a cadenza quindicinale.

Circa una quarantina gli ospiti della struttura che hanno assistito al festoso evento, piacevolmente sorpresi da uno spettacolo certamente diverso dall’ordinario che ha saputo regalare emozioni ed entusiasmo strappando copiosi appalusi e suscitanto addiritttura lacrime di commozione.

Presente allo show anche l’organizzatore della compagnia Ilaria Aurora. Da sottolineare la generosità e la grande disponibilità degli artisti, che hanno voluto regalare un momento di creativa evasione agli anziani.

 

 

 

Maschere e trucco al centro Caritas

Nel pomeriggio di mercoledì 20 febbraio si è svolto un incontro a tema carnevalesco presso il centro Caritas di Posta, in località Steccato.

Anche questa un’ottima occasione per stare insieme in allegria e creatività. Grazie a diversi materiali di riciclo messi a disposizione dalle signore del posto, operatori e ospiti hanno dato sfogo alla fantasia per creare colorate mascherine di Carnevale, mentre le bambine hanno effettuato delle piccole sedute di trucco grazie alla professionalità di un’estetista.

 

 

Stare insieme con creatività: le signore di Amatrice imparano la fantasiosa arte del riciclo

Ci sono tanti modi per stare insieme, tanti pretesti da cogliere al volo per ricostruire quel che si è perso in termini di aggregazione.

Prima del terremoto che ha stravolto il centro Italia, ad Accumoli e Amatrice i punti di riferimento erano la panetteria, il bar, il parrucchiere, la panchina sulla piazza e tanti altri punti fermi dove potersi incontrare in alcuni momenti della propria giornata.

Dopo l’agosto 2016 oltre alle case e ai ricordi sono andati in frantumi anche i modi di vivere, spesso cadenzati da ritmi sempre uguali negli anni. Soprattutto per i più anziani che hanno sofferto più di altri lo stravolgimento della propria vita, è stato necessario rimettere insieme i pezzi della propria giornata, riallacciare i legami, tenere le fila dei rappporti.

Ad offrire fin da subito un luogo caldo e accogliente per intrecciare relazioni ci ha pensato Caritas, attraverso i centri di comunità: luoghi di incontro, di confronto, e soprattutto punti di riferimento per chi li ha visti spazzati via in una sola notte. Per questo, i centri di comunità ospitano in libertà qualsiasi iniziativa funzionale a “far gruppo” e passare qualche ora spensierata scacciando via i brutti ricordi. Dal ballo alla ginnastica, dalle feste ai giochi per bambini, dall’osteopatia ai corsi d’inglese, ad Amatrice il centro Caritas ubicato nell’area del complesso Don Minozzi funge da “seconda casetta” per tanti.

Le tematiche su cui vertono gli incontri sono le più svariate. Martedì 19 febbraio è bastata la fantasia di una signora del posto per trasformare un pomeriggio come tanti altri in uno spazio per se stessi e  – perchè no – anche per la comunità tutta. Con un occhio alla creatività e uno all’ambiente, oggetti altrimenti inutilizzati come delle vecchie bottiglie di plastica sono stati abilmente trasformati in decorazioni per personalizzare le proprie Sae.

Forbici, colla e tanta voglia di stare insieme, e il gioco è fatto. Intorno al grande tavolo oltre una ventina di signore stupite da quanto in fondo sia semplice trasformare un oggetto apparentemente freddo e inutile in un’idea creativa: ad impreziosire ulteriormente i piccoli capolavori realizzati sono state usate perline, carta di caramelle, rotoli di carta e qualsiasi altra cosa che altrimenti sarebbe andata buttata.

Il tutto con una buona dose di allegria e voglia di ricominciare a partire dalle piccole ma preziosissime occasioni per stare insieme.

 

“Sul passo della speranza”: prosegue l’impegno della Caritas nelle aree colpite dal terremoto

A quasi due anni e mezzo dal sisma l’impegno e l’attenzione della diocesi e della Caritas sui territori di Amatrice, Accumoli, Cittareale, Posta e Borbona, Leonessa, non accenna a diminuire, anzi si concretizza sempre di più sui due fronti della ricostruzione di strutture a servizio della comunità e l’animazione di quest’ultima.

Nella mattinata del 6 febbraio alla presenza dei presbiteri che guidano le parrocchie della zona, del direttore della Caritas, don Fabrizio Borrello e di operatori e volontari, il vescovo Domenico Pompili, nella cornice del centro Caritas di Amatrice, ha posto l’attenzione sulla dimensione della speranza, che la Chiesa deve impegnarsi a portare nell’animo di coloro che vivono giorno dopo giorno i disagi di non avere più i propri borghi, la vita di prima, i punti di riferimento, i simboli di una intera esistenza e di tante generazioni.

È alla restituzione di questa speranza che la Chiesa e la Caritas, quale sua dimensione di amore che agisce, deve tendere e verso questo traguardo deve lavorare, anche in risposta alle tante polemiche, a volte strumentalizzate, che imperversano sui social acuendo un clima dilagante di sfiducia.

Il vescovo Domenico ha esortato tutti i presenti a vario titolo, a trovare un’unità nel lavoro all’unico scopo di essere di sostegno e conforto alle persone, restituendo loro un po’ di quella fiducia e di quella speranza nel domani che è andata persa con tutto il resto, almeno finché non cambino le cose.

A tale scopo la Chiesa reatina si sta adoperando anche sul piano strutturale, per poter far partire quanto prima la realizzazione di “Casa del Futuro” che, accanto alla cura dei beni culturali e agli interventi sulle chiese, circa 75, costituisce l’impegno della diocesi sul fronte della ricostruzione.

Sul versante pastorale, invece, il lavoro è quotidiano sia per sacerdoti e suore chiamati a guidare le comunità travolte dal sisma, che per gli operatori e i volontari che sono una presenza costante sul territorio, presso le abitazioni per le visite personali e sui centri di comunità Caritas, dove svolgono attività di animazione per varie fasce di età, come quelle che saranno posti in essere, fino al giugno prossimo, per effetto del progetto “Sul passo della speranza” ed in continuità con quanto già posto in essere in precedenza.

Una serie di incontri, su varie tematiche ludico ricreative, ma anche informative, in continuità con le attività delle parrocchie e le linee guida della diocesi, proposte ad anziani ma anche a famiglie, giovani e bambini, i cui obbiettivi saranno quelli di creare comunità e far uscire le persone dalle SAE per tornare a stare insieme, dialogare su temi di interesse comune e, perché no, poter sorridere e rilassarsi un po’.

Uno studio Caritas fa il punto sulla situazione nelle aree del sisma

I delegati Caritas di Marche, Umbria, Abruzzo, Lazio si sono ritrovati a Grisciano di Accumoli per “fare il punto” sulle attività svolte nel post terremoto. Caritas ha affidato a un’equipe di sociologi e ricercatori un’analisi specifica sulla dinamiche demografiche, sociali ed economiche delle zone colpite dal sisma del 2016.

Lo studio, coordinato dall’economista suor Alessandra Smerilli insieme alla dottoressa Dalila De Rosa e al dottor Lorenzo Semplici, è uno strumento efficacissimo per sviscerare ed analizzare i dati e le problematiche emerse, e progettare il futuro puntando dalla partecipazione dal basso e per costruire strade di sviluppo equo e sostenibile: «una lettura che ci aiuta a vedere criticità ma soprattutto opportunità», ha detto il vescovo Domenico illustrando l’analisi.

La professoressa Smerilli ha spiegato il lavoro fatto come uno studio condotto molto in profondità, «perché fino a poco tempo fa si pensava bastasse misurare il Pil, invece da molto tempo abbiamo capito che per misurare il benessere equo e sostenibile della popolazione servono molti altri fattori, occorre guardare a trecentosessanta gradi ciò che serve alle persone per star bene: siamo fatti anche di affetti e di relazioni, non solo di reddito».

È tra le pagine di quest’analisi strutturale che si intravede la luce per il futuro, partendo da una lettura sistematica di tipo sociale, economico e socio demografico dei territori colpiti dal terremoto. Si evidenziano i punti di forza e di debolezza e dunque le potenzialità su cui puntare per far ripartire economia e benessere in zone così minate da dolore e devastazione. Pagine che vale la pena di approfondire, per intravedere un’importante spazio di rinascita. Tra i dati più sorprendenti emersi, le città di Ascoli Piceno, Fermo, L’Aquila, Macerata, Perugia, Rieti e Teramo che mostrano tutte un tasso di natalità inferiore alla media italiana e una percentuale di invecchiamento della popolazione invece che supera il livello nazionale.

Ma a far ben sperare è il caso del capoluogo abruzzese che nel post sisma 2009 è andato in controtendenza su natalità e nuzialità, una sorta di «messaggio di speranza dopo lo choc».
Tranne Fermo, poi il tasso di disoccupazione è più alto della media con unica eccezione nel 2010 dell’Aquila da leggersi ancora come «voglia di ricostruire». Dentro l’analisi sulle dinamiche demografiche delle province colpite il “segnale” dell’Aquila, dove natalità e nuzialità crescono dopo il sisma.

Il reatino invece, mostra su molti fronti la sua debolezza: spopolamento, scolarità bassa, servizi socio assistenziali minori per l’infanzia, occupazione debole. «È l’ora del rilancio di un filo rosso che tiene unite le diocesi colpite dal terremoto – le parole di don Francesco Soddu – attraverso una progettazione nuova, perché non possiamo rimanere al livello di auspicio». Come Chiesa e come Caritas, si vuole insomma essere «il germoglio nuovo che da inizio alla primavera» con idee innovative, «dando un segno concreto di vicinanza e di rinnovato avvenire».

Davanti a una crisi già in atto prima del sisma, aggiunge il vescovo Domenico, «è il protagonismo e la creatività dei cittadini l’indicatore ulteriore». Monsignor Pompili ha ricordato l’impegno profuso dalla Chiesa di Rieti in vari settori a favore delle zone colpite dal terremoto, come ad esempio l’agevolazione attuta immediatamente dopo il sisma per gli affittuari dei terreni dell’Istituto Diocesano per il Sostentamento del Clero.
«La scelta va sempre nella direzione di liberare risorse per aiutare i cittadini a ripartire», ha spiegato il vescovo. Per i debiti degli affittuari che non hanno pagato i canoni negli agli anni post-sisma, che saranno tenuti a rispettare alcune previe condizioni, provvederà la Diocesi di Rieti, accollandosene il relativo ammontare e versando la relativa somma all’Istituto. Per gli affittuari che invece hanno già adempiuto al pagamento dei canoni (sempre post sisma), ai fini di una equa distribuzione delle agevolazioni, la Diocesi di Rieti provvederà al pagamento dei canoni di affitto per i prossimi tre anni versando il relativo importo.L’importo complessivo dell’operazione è di oltre 119mila euro.

Dopo l’analisi dello studio, è stato inaugurato il decimo centro di comunità creato dalla Caritas nelle zone del cratere. Un nuovo centro di aggregazione pensato non solo per eventi ecclesiali che contribuisce ad impedire lo spopolamento nelle zone minate dal sisma come vero e proprio luogo di ritrovo. Luoghi scomparsi dopo il terremoto, di cui soprattutto i bambini e le persone anziane hanno più che mai bisogno.

Silver Care: ad Amatrice e Antrodoco si ragiona di invecchiamento attivo e benessere della terza età

Si svolgerà il 27 settembre ad Amatrice, presso il Centro Caritas e il 28 settembre ad Antrodoco, a Villa Mentuccia, Silver Care, manifestazione organizzata dalla Comunità Montana del Velino, ente gestore dei servizi sociali territoriali, dedicata ai servizi innovativi e rivolta alla fascia degli anziani e dei soggetti fragili, al fine di promuovere strumenti di prevenzione per gli esiti negativi delle patologie croniche e sostenere l’invecchiamento attivo. Particolare attenzione verrà dedicata al valore strategico della teleassistenza e della telemedicina nelle aree interne.